L’ “Azienda Agricola Nesci” a Palizzi Marina, nasce dalla passione e dall’amore per la terra, nel solco della tradizione della famiglia Nesci che si rinnova da oltre 5 generazioni. Si occupa di linea di imbottigliamento e commercializzazione del vino. Alberta Nesci ha raccontato che - “L’ azienda nasce tre anni e mezzo fa dal sogno del padre di ampliare le attività produttiva, visto che agli inizi si occupava solo della vendita dell’uva”.
Un viaggio nel mondo delle aziende nostrane che valorizzano un forte legame identitario con la Calabria e con la ‘terra’, culla di benessere eno-gastronomico. In linea con gli approfondimenti della rubrica CalabrianTouch del magazine, si è cercato di capire e approfondire le prospettive, le difficolta e i progetti di una realtà imprenditoriale che vuole guardare al futuro e perché no… ai mercati internazionali.
Fare impresa in Calabria nel mercato del vino…una bella sfida!
“Eh già, nonostante la nostra terra vanti storie di grandi aziende vinicole, questa è una sfida che mi appassiona e mi stimola. Con 13 ettari di vigneto, con uve internazionali e autoctone, oggi abbiamo deciso di dare vita a questa realtà locale che ‘celebra’ circa 40.000 bottiglie l’anno, 7 etichette diverse, una linea di spumante e da settembre abbiamo piantato tre ettari di vigneto per la produzione del bianco. Novità assoluta di quest’anno è stata l’avvio della produzione dell’olio, fermo restando che è tutto di nostra produzione motivo per cui ancora non abbiamo una “linea bianca”.
Qualche giorno fa siete stati Londra alla fiera “The United Nation of Fine Wines” e nel 2015 siete stati premiati sia alla fiera mondiale di Bruxelles e di Londra. Ci racconti queste esperienze.
“Le fiere internazionali danno un valore aggiunto al nostro prodotto ed essendo un’azienda giovane - la nostra, rappresenta un doppio orgoglio. Siamo stati premiati con la Medaglia d'Oro al “Concours Mondial de Bruxelles”: un riconoscimento che evidenzia il lavoro e lo spirito di sacrificio del nostro operato. Partecipando a queste fiere ci si rende conto di quanto sia apprezzato il “Made in Italy” ma soprattutto il “Made in Calabria”.
Un valore riconosciuto all’estero. Ma quanto è difficile anche partecipare a questi grandi eventi?
“Purtroppo non è poco rilevante il fatto che per prender parte a questi concorsi, o fiere, rivolte ad aziende locali, il livello di difficoltà dal punto di vista logistico e dei costi lievita fortemente. Certamente in questi casi una mano da parte delle istituzioni gioverebbe ad affrontare le sfide più importanti che l’internalizzazione del prodotto richiede”.
Quale sarebbe una ricetta, secondo lei, da suggerire alle istituzioni per aiutare le imprese a crescere sui mercati internazionali?
“Ad onor del vero, la Regione Calabria ha attivato dei bandi a riguardo che favoriscono le aziende calabresi in questo processo di emancipazione aziendale nei mercati internazionali. C’è da dire che la Calabria ha un grosso deficit sia infrastrutturale che burocratico da colmare. Le aziende fanno molta fatica a barcamenarsi nell’apparto burocratico e quindi servirebbe uno snellimento da questo punto di vista”.
Essere donna imprenditrice di una Calabria tormentata e bistrattata, che effetto le fa?
“Sono una giovane donna imprenditrice, ottimista, che è rimasta nel proprio territorio per far crescere il proprio prodotto e cercando di valorizzare la propria Calabria. Sono anni che nelle altre regioni d’Italia si parla di eno-turismo, da noi questo fenomeno non è diffuso, perché manca una stretta collaborazione tra istituzioni e aziende. Mi auspico che in tempi brevi si possa instaurare questo tipo di sinergia, strategica, strutturale e che guardi nel lungo periodo. Gioverebbe sia alle aziende ma soprattutto alla crescita economica, sociale e turistica della nostra terra”.