Venerdì, 13 Dicembre 2024

Volley, regole rigide. E l'arbitro Martina Scavelli si dimette

Martina Scavelli, catanzarese di 35 anni, arbitro professionista nella serie B di pallavolo, sta facendo parlare di sé per una decisione inaspettata: le dimissioni, poiché stanca da un regolamento, che a causa dei suoi chili, la penalizzerà nelle graduatorie federali. 

Ha scelto il giorno di San Valentino per annunciare l'abbandono di un suo grande amore: l'arbitraggio delle partite di pallavolo. Fin da giovanissima ha arbitrato, dalle serie minori alla serie A, in numerosi palazzetti italiani. Ma ha deciso di lasciare, a malincuore, anche perché il regolamento non le consente di poter proseguire nella sua attività. Il suo girovita è infatti di qualche centimetro superiore a quello previsto dalle norme, e così ha deciso di annunciare la sua scelta di dimettersi. Ha affidato le sue amarezze a un lungo post sui social, con un riferimento anche alla campionessa azzurra Paola Egonu, pallavolista (e co-conduttrice della 73esima edizione del Festival di Sanremo) che ha in svariate occasioni denunciato le offese a sfondo razziale ricevute per il colore della pelle.
"Egonu, tu sei nera, io sono grassa", ha scritto Scavelli, "per questo motivo stamattina ho comunicato le dimissioni dal ruolo di arbitro di serie B alla Fipav (Federazione Italiana Pallavolo). Non sopporto più di essere misurata e pesata come si fa con le vacche! Lo sport dovrebbe unire, anziché emarginare. E io non voglio più essere messa all'angolo per qualche centimetro o qualche chilo in più! Ho superato i valori previsti di BMI e circonferenza addominale (nulla di eccessivo). Ho ricevuto una penalizzazione di 3 punti nell'ambito del punteggio Dirigenti di Settore e l'esonero dall'impiego fino al raggiungimento dei valori previsti".

Una penalizzazione che comporterà, come spiega la stessa Martina Scavelli, a passare a fine stagione dalla serie B al campionato regionale, facendo un enorme passo indietro: "Parametri fuori norma, certo, ma di poco. Un poco che non scalfisce la qualità del mio servizio. Come se tre dita in più sul mio girovita potessero mettere a rischio una partita di pallavolo che, tra l'altro, non prevede che l'arbitro corra per il campo come succede nel calcio".
Scavelli spiega che pur accentando le regole "non vuol dire che siano sacre e immutabili. Ho operato al servizio della Federazione dal 2007, con grande senso di responsabilità, devozione e disciplina. Sono sempre stata consapevole dei regolamenti legati all'attività di arbitro e ho mantenuto un comportamento scrupolosamente osservante delle regole, anche in merito ai parametri antropometrici. Mi sono sempre autodenunciata nel momento in cui ho realizzato di superare i parametri imposti. Mi sono sempre autosospesa". Aggiunge: "Oggi, però, non sono disposta ad accettare che una carriera fondata sui sacrifici e sul massimo rispetto possa essere 'calpestata' da imposizioni del genere che non prevedono soglie di tolleranza".

Ma c’è un concetto che dovrebbe far pensare tutti, FIPAV in primis. Un messaggio potente, di amore e di comprensione. Di rispetto di sé e degli altri: "Basta a delle regole che non sempre vengono fatte valere erga omnes, basta alle vedute ristrette. Basta a un sistema che non si interroga se quei chili in più nascano da problemi di salute o periodi particolari della propria vita. Basta a chi si basa sui numeri e sotterra le emozioni. La salute mentale, l’integrità di un individuo, la passione e il sacrificio di un essere umano valgono molto di più di qualche centimetro di troppo! Da oggi inizia la mia battaglia per superare la discriminazione imposta da certe norme. Aiutatemi a fare la sentire la mia voce, perché non è solo la mia voce. Sono grassa sì! Ma anche di contenuti, voglia di lottare e speranza".

Per la Federazione però non ci sarebbe nulla di strano. Il regolamento, fanno sapere, è del 2017 ed arriva dalla Federazione internazionale che ha sposato il principio di Salute come enunciato dall’OMS, ovvero non come semplice assenza di malattia ma come stato di completo benessere psichico, fisico e sociale. A parer loro, in sostanza, ci sono degli standard di salute da rispettare, anche per gli arbitri. E si misurano in centimetri. In dubbio il fatto che queste indicazioni sono un modo per veicolare un corretto messaggio salutistico, è anche vero che bisognerebbe ragionarci un po’ su. Un arbitro di pallavolo se ne sta “appollaiato” nell’apposito seggiolone posto a un’estremità della rete, se è primo arbitro. Se è secondo arbitro, sta in piedi in prossimità del palo della rete più vicino al tavolo del segnapunti. Poi ci sono i giudici di linea. In sostanza non corre, come succede nel calcio, nel basket, nel rugby. Senza tenere conto di altri fattori che possono influire sul peso e sul concetto che un modello un po’ in carne porta un messaggio positivo alle giovani generazioni bombardate ogni giorno da parametri fisici spesso surreali.