Venerdì, 13 Dicembre 2024

Dal Rugby al Crossfit. Rechichi: "Avvicinare i giovani alla cultura sportiva”

Appena rientrato da Milano, dove ha partecipato al Battledrome championship dominando tutte e cinque le gare della categoria master 35.

Ex campione di rugby ed oggi uno dei massimi rappresentanti del crossfit in Italia.Un’attività sportiva che continua a mietere successi e che, con grande orgoglio, gli consente di portare il nome della Calabria in giro per l’Italia. Con una mission, avvicinare i giovani della sua terra alla giusta cultura sportiva. Cristian Rechichi si racconta a Calabria On Web

 Anche nell'ultima gara hai fatto terra bruciata, segno evidente che in Italia non hai rivali. È arrivato il momento di gareggiare all'estero? 

 "Si, credo di sì. Ho in programma di partecipare ad eventi in giro per l’Europa per preparare al meglio il mondiale e non vedo l'ora di rappresentare la mia nazione nella categoria master 35"  

 

Quanto ti alleni al giorno?  

 "Dedico trenta minuti alla mia mobilità che mi consente di recuperare ed essere più efficiente nei work out. Poi due ore solo di preparazione atletica. Fino ai 30-35 anni mi allenavo due volte al giorno, mattina e sera. Adesso i tempi di recupero si sono ridotti e quindi faccio due ore che mi consentono comunque di tenere livelli accettabili. Il tutto seguendo un regime alimentare sano, tassello fondamentale nel percorso di un atleta”. 

 

Nel tempo libero cosa ti piace fare?

"Il tempo libero per me è un parco giochi. Adoro gli sport "adrenalinici" Dal freestyle kitesurf, che ho praticato per 12 anni, alle moto, che adoro e quando posso parto in viaggio con gli amici alla ricerca di percorsi sempre diversi. Il resto del tempo, il più prezioso da cinque anni, mi piace passarlo con la mia compagna".

 

Com'è nata la tua passione per il rugby?

"All'età di 14 anni, quando un amico mi portò su un campo di rugby e mi disse di placcare tutti quelli che avevano la palla. Da quel momento non ho mai più smesso di farlo fino ai 27 anni". 

 

Tanti sacrifici fatti per amore di questo sport. Cosa ti ha insegnato il mondo del rugby?

 "Lasciare Palmi, la mia città, e vivere lontano da casa sin da giovanissimo senza un appoggio sicuro è stato difficile, ma mi ha fortificato nel carattere, obbligandomi a cavarmela da solo anche da un punto di vista economico, facendo i lavori più disparati, perché col rugby all'inizio non si guadagnava molto. I tanti sacrifici fatti mi son serviti quando ho potuto fare del rugby la mia professione, rendendomi indipendente in tutto e per tutto. Il rugby mi ha insegnato come bisogna stare in un gruppo, cosa alimenta un gruppo e quanto tempo bisogna dedicare alle persone che ti stanno attorno per farle stare bene. Il rugby è stato un tassello fondamentale della mia vita. Mi ha permesso di viaggiare molto e di poter conoscere modi di pensare e culture diverse, andare in nazioni dove il rugby è una religione, in stadi con oltre 50 mila persone, o in altri dove è poco conosciuto. Tutto questo mi ha fatto crescere come atleta, come persona. Per questo ho deciso di mettere la mia esperienza a disposizione dei miei compaesani e di tutti i calabresi".  

 

Il momento più alto della tua carriera da rugbista resta la chiamata della nazionale italiana per il 'London Seven'?

 "Negli anni passati, in ben cinque occasioni, ogni volta che si avvicinavano le convocazioni, mi infortunavo. Ma in quel periodo, era il 2010 stavo bene, molto bene. Quando arrivò la lettera credevo fossero gli auguri di natale che ogni anno manda la federazione italiana rugby ed invece c'era scritto che ero stato convocato in nazionale. Allora chiusi la busta. Dopo qualche secondo la riaprii e non volevo credere ai miei occhi. Era tutto vero. Un sogno per qualsiasi giocatore di rugby. Appena sono andato a giocare con la nazionale, ho promesso a me stesso che avrei smesso quando le persone che stavano al mio fianco non sarebbero state più entusiaste di vedermi giocare".

 

Dopo vari infortuni gravi, nel 2014, abbandoni il rugby. Cosa ti ha portato a lavorare subito nel settore del fitness? 

 

"Purtroppo gli infortuni non mi hanno permesso più di essere un atleta efficiente. Da lì, invece di puntare alla carriera di allenatore, decisi dopo vari viaggi all'estero, di tornare nella mia città e di traferire tutte le mie emozioni e passioni, tutto ciò che avevo appreso nel rugby, dentro le attività legate al mondo del fitness, in particolare tramite il crossfit, una disciplina che avevo conosciuto in America. All'inizio nelle mie palestre il crossfit veniva svolto come se fossero dei veri e propri allenamenti per rugbisti. Questa modalità di lavoro ebbe un grande successo. Passammo da 0 a 120 iscritti in quattro mesi e cercammo subito una palestra più grande". 

 

Il Crossfit quali similitudini ha con il rugby?

 "Nel rugby devi passare la palla e andare subito a sostegno, ad aiutare il compagno. Questo nella vita ti insegna a dare delle responsabilità agli altri, a supportarli nel loro percorso di crescita. Il Crossfit per me è un mezzo per creare collaboratori, insegnargli il metodo, come affrontare questo sport e questo lavoro ma soprattutto come far star bene chi frequenta le nostre palestre, il nostro mondo. Perché la mission è diffondere felicità e benessere".

 

Tu hai due palestre, una a Palmi ed una a Gioia Tauro. Cosa ti ha portato ad intraprendere questa avventura nel tuo territorio?

"La volontà di trasferire ogni giorno, alle persone che mi circondano, quello che ho imparato in tutti questi anni. Sento la responsabilità, e ne sono orgoglioso, di poter aiutare i ragazzi della mia terra a formarsi in casa per raggiungere i propri obiettivi senza dover andare fuori. Non è stato facile, data la poca cultura allo sport nella nostra terra, ma devo dire che abbiamo fatto tanto per la nostra città, soprattutto in questo periodo post pandemico. Spero in futuro di essere presente anche in altre città calabresi per diffondere la cultura del far star bene le persone".

 

Essere presenti sul territorio ed attraverso lo sport lanciare messaggi positivi ai giovani, la tua missione. Quanto si deve ancora fare secondo te in Calabria e cosa bisognerebbe fare per investire seriamente nello sport?

 "Devo dire che negli ultimi anni lo sport in Calabria è cresciuto tanto. Abbiamo oltre 3.500 tesserati nelle nostre attività che prepariamo per svariati sport, dalla corsa, al tennis, al nuoto. Il nostro obiettivo è portare la gente a fare attività sportiva per avere un livello di fitness tale da stare bene ed in salute. Siamo indietro però nelle scuole. I ragazzi nelle scuole non fanno più sport e questo ci penalizza. Per questo dico che bisognerebbe investire molto di più sulle attività sportivo-scolastiche coinvolgendo in questo processo l'intera società, a partire dalle famiglie". 

 

Il Crossfit ha avuto un’esplosione negli ultimi anni tra i giovani e meno giovani. Ha cosa è dovuto secondo te il "fenomeno crossfit"?

 "Perché è uno sport che dà   tantissime emozioni, molto dinamico, che dà ottimi risultati fisici e soprattutto è coinvolgente. Si lavora sempre in gruppo. Devo dire che il segreto di tutto è il gruppo, la musica, avere in tempo breve dei risultati e la spettacolarità di tutti gli esercizi che fanno sì che questo sport sia il più gettonato nel panorama del fitness". 

 

Lo sport post pandemia ha assunto un ruolo sociale ancora più importante. Hai notato questo aspetto anche in chi frequenta le tue palestre o comunque in generale nel mondo del fitness?

 "Dopo la pandemia molte persone sono più disposte a divertirsi piuttosto che avere un impegno atletico diciamo come obiettivo. Anche noi abbiamo spostato la nostra tendenza nel fare qualcosa che faccia divertire, faccia svagare. Un'attività che porti più entusiasmo, sicurezza e convivialità". 

 

Dicevamo all’inizio che sei già in preparazione in vista del mondiale 2023 di Crossfit. Obiettivo salire sul tetto del mondo?

 “Si voglio raggiungere questo traguardo, questo sogno. Per farlo bisognerà fare tanti sacrifici, che ma so cosa vuol dire e quindi non mi spaventa. Anzi questa è una delle motivazioni più importanti che mi spinge a pensare in grande per emozionare la mia compagna, la mia famiglia e tutte le persone che frequentano le nostre strutture. Il mio obiettivo è regalare sorrisi praticando questo sport meraviglioso".