Il primo calabrese ad entrare nel prestigioso Royal College of music di Londra.
Il suo rapporto con la musica piace definirlo di "partecipata contemplazione". Antonio Morabito, 27 anni è un pianista nato e cresciuto professionalmente a Reggio Calabria, con un legame viscerale con la sua terra ma che non gli impedisce di scrutare nuovi orizzonti e pianificare - accettandole - nuove sfide.
Tanto studio, tanti sacrifici ed una passione che arde costantemente tra gli 88 tasti del pianoforte, proiettando su di lui una dimensione artistica nella quale si generano capacità formidabili, che, tra gli altri grandi traguardi ottenuti, gli hanno permesso di varcare la porta del Royal College.
Antonio Morabito ha compiuto gli studi pianistici presso il Conservatorio musicale “F. Cilea” di Reggio Calabria, conseguendo il diploma con il massimo dei voti, lode e menzione d’onore sotto la guida di Maria Laura Cosentino, con cui continua a perfezionarsi.
È risultato vincitore di una borsa di studio assegnata dalla Commissione Europea, conseguendo un master a pieni voti presso il Conservatorio J. Rodrigo di Valencia in Pianoforte, ‘Musica da camera e Direzione di coro’. Ha coltivato anche gli studi umanistici, laureandosi in Filosofia presso l’Università di Messina. Ha partecipato a masterclass e corsi di alto perfezionamento pianistico con maestri di nota fama fra i quali Freddy Kempf, Enrique Batiz Campbell, Cristiano Burato, François-Joël Thiollier, Michele Campanella, Benedetto Lupo, Stefan Stroissnig e Leslie Howard.
Tra un riconoscimento e l’altro, ha girato il mondo per concerti ed esibizioni sia da solista che in formazioni cameristiche, riscuotendo sempre lusinghieri successi e riconoscimenti.
Il primo calabrese ad entrare al Royal College of music di Londra, riconoscimento prestigioso?
Si, è un riconoscimento importante e ne sono onorato! Entrare al Royal College of Music di Londra è stato un sogno che si è avverato. È stata la conferma che i tanti sacrifici fatti stavano portando i loro frutti.
Cos’ è specificatamente il Royal College?
Attualmente è il conservatorio di musica più prestigioso al mondo. Proprio un mese fa il Royal College è stato classificato infatti come la migliore istituzione mondiale per le arti performative nella classifica "QS World University 2022".
Non faccio fatica a crederlo, basti pensare che l'RCM ha uno dei programmi di esibizioni pubbliche più ricchi di qualsiasi conservatorio con oltre 500 eventi aperti al pubblico ogni anno! I suoi docenti sono concertisti di fama mondiale e la sua formazione è basata su un altissimo livello di competitività durante tutto il corso di studi.
Come sei stato selezionato? Perché hanno scelto te tra tanti?
Ho sostenuto un'audizione in presenza nel dicembre del 2019 a Londra. È stata un'audizione molto lunga e in più fasi. Hanno valutato il mio curriculum, la mia voglia e determinazione di studiare lì (nel colloquio orale) e ovviamente le mie qualità pianistiche in due performance dal vivo con un programma che prevedeva stili e compositori di epoche differenti.
Le tue emozioni appena arrivato a Londra?
Londra è una città che stupisce e affascina. Ne sono rimasto incantato. La caratteristica che più mi piace è il suo essere una metropoli super moderna pur rimanendo nella sua estetica una città d'altri tempi: mi riferisco ad esempio ai modelli antichi dei taxi, alle cabine telefoniche o all'estetica degli edifici. Credo sia unica al mondo per la capacità di far coesistere antichità e modernità così bene!
Come ti trovi in una metropoli così lontana da Reggio anche in termini di abitudini. Quanto ti è pesato lasciare la tua città?
Lo spazio (come anche il tempo) è solo un punto di vista. Certo, a questa conclusione ci sono arrivato dopo un processo di maturazione che è necessariamente dovuto passare da momenti di difficoltà. All'inizio, infatti, devo ammettere che non è stato facile. Non tanto perché mi ero spostato dalla mia città natale (non era la prima volta che andavo a studiare all'estero) ma più che altro perché eravamo in piena pandemia! Affrontare la pandemia da solo in uno stato straniero è stata una bella sfida! Posso dire ad oggi di averla però superata, grazie al costante supporto della mia famiglia, della mia fidanzata Elisa e dei miei amici, e di esserne uscito fortificato!
Il tuo rapporto con la musica e con il pianoforte.
Il mio rapporto con la musica lo definirei di "partecipata contemplazione". In sostanza mi sento parte della musica come Armonia che permea ogni cosa di cui anch'io faccio parte ma allo stesso tempo la contemplo come un osservatore dall'esterno. È uno scambio, un'interazione continua in cui mi lascio trasportare dalla sua magia e cerco di fondermi con essa in un tutt'uno che è sia oggetto della contemplazione sia soggetto dell'atto performativo. La mia relazione con lei è un continuo oscillare tra lo sguardo di un bambino affascinato e quello critico di un umile artigiano che lavora la materia sotto le mani.
Programmi a breve e lungo termine…
Vorrei continuare a "nutrirmi" di Musica e donare questa Bellezza, che è la musica, a quante più persone possibili. Sono convinto che essere musicista è una missione perché attraverso l'armonia che esiste nella musica ci si educa all'armonia che noi stessi siamo. Questo ci spinge a ricercare la parte migliore di noi stessi.
Come progetto a lungo termine, uno dei miei tanti sogni - (lo spoilero!?) - è quello di fondare un'accademia pianistica che sia in grado di avere un ruolo attivo nel contesto sociale in cui opera. Penso, infatti, che la musica possa (e debba) contribuire all'equità e alla giustizia sociale, alla formazione psico-emotiva dell'individuo, alla costruzione di un'identità collettiva e molto altro! Non ho mai creduto alle lezioni di pianoforte come pedissequi insegnamenti per imparare un'abilità manuale fine a sé stessa. Piuttosto credo che esse possano essere occasioni per scovare la Bellezza e portarla, ognuno con la propria personalità e inclinazione, nella vita di ogni giorno! Un bambino che cresce con la musica sarà un adulto più consapevole. Probabilmente qualcuno mi dirà che sono troppo utopista? Forse, ma mi piacerebbe smentirlo fra qualche tempo!
Nel breve termine direi invece che il principale obbiettivo è sopravvivere alla mia monotona cucina a base di piatti di pasta col sugo e surgelati che tristemente caratterizzano le mie giornate londinesi!