E’ spirato a 85 anni Franco Abuzzo. Se ne va un giornalista di razza e un lombardo d’adozione che, nelle lunghe chiacchierate telefoniche, oltre all’analisi acuminata degli eventi che stanno sconvolgendo la professione (“rischi ma anche nuove opportunità”) e trasformando le relazioni sociali, aveva sempre un pensiero per la “sua” Calabria.
Nonostante gli acciacchi, sempre lucido e dalla memoria di ferro, nei riferimenti alla storia di un Paese che, dopo 153 anni, non è riuscito a unire il Nord con il Sud, ma, si rammaricava: “non solo per responsabilità del Nord”.

Ha orientato il suo lungo impegno professionale “alle lezioni di vita” di Walter Tobagi, il giornalista e scrittore assassinato nel 1980 da un "commando" di terroristi di sinistra; di Mario Borsa, maestro di giornalismo di scuola liberale e direttore del "Corriere della Sera" dal 1945 al 1946, e di Edoardo Ruffini, uno dei pochi docenti italiani il cui rifiuto, nel 1931, di prestare il giuramento di fedeltà al fascismo, gli costò le dimissioni coatte e la radiazione dall’Ordine degli avvocati.
Calabrese “tosto” Franco Abruzzo, come si evince dal cursus honorum di una vita vissuta a testa alta e senza mai cedere il passo ai potenti. E a Milano, da cronista, di potenti dal pugno di ferro dentro il guanto di velluto ne ha incontrati tanti.
Non ha mai cessato di lavorare. E fino al 2019 il suo notiziario, su argomenti legati al mondo dei media, ogni giorno via internet raggiungeva 70mila giornalisti, avvocati, magistrati, docenti universitari.
Si definiva “Un Longobardo del Sud tornato a casa”, perché un pezzo di Calabria faceva parte del regno barbaro, e Longobardi, un borgo sul Tirreno cosentino, ne è la prova.
Diceva: “Sono andato via dalla Calabria con una Fiat 600 appena comprata a rate. Mi sono fermato a Campotenese, al confine tra Calabria e Basilicata e quella sera ho riflettuto molto sulle pagine lette con avidità di Giustino Fortunato. L’emigrazione è un destino delle genti del Sud. La mia Calabria poi era ed è, purtroppo, l’osso del Sud”.
Nel 2013 ha ricevuto la medaglia d’oro per i 50 anni di Albo professionale. In un’intervista di gennaio 2023 (https://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=11781) ha sviscerato i capitoli salienti del suo viaggio nella vita.
Da Cosenza a Milano: un percorso di solo andata di 68 anni fa. L’amore per Milano. Il rapporto con la Calabria. Cronista d’assalto, il sindacato. Per 18 anni Presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Milano. I lunghi anni al “Giorno” e al “Sole 24 Ore”. La visione di un giornalismo di battaglia e di controllore dei poteri. Scandiva: “Aver dimenticato il ruolo di ‘guardiano’ ha determinato le pesanti difficoltà odierne dei giornali. La stampa è un potere? No, è l’occhio dei cittadini sui palazzi della politica, dell’economia e della finanza; sulla società civile e sui fatti della vita. Il sonno dei giornali ha partorito la crisi di oggi. E i lettori hanno girato le spalle alle edicole”.