S’intitola “I Bronzi di Riace”, il libro, edito da Laruffa, che raccoglie gli ultimi studi e le ricerche sui due guerrieri. È curato dallo storico e docente di numismatica Daniele Castrizio e dal direttore del MarRc di Reggio Calabria Carmelo Malacrino.
Un volume completo che, come racconta lo stesso Castrizio, è stato un lunghissimo “parto”. Basti pensare che si tratta degli atti del convegno realizzato il 25 e 26 ottobre del 2018. Un incontro scientifico divulgativo che avrebbe dovuto unire le due sponde dello Stretto: da un lato il Museo archeologico di Reggio che ospita le due statue e, dall’altro, il Dipartimento di civiltà antiche e moderne dell’Università degli Studi di Messina che da anni porta avanti ricerche sui due capolavori dell’antichità. La location calabrese viene meno, restano comunque preziosi atti racchiusi nel volume che, come spiegato in prefazione, è diviso in due sezioni. La prima parte riguarda gli Aspetti tecnici ed interpretativi del Bronzi di Riace, con le novità degli studiosi; la seconda parte con altri temi storici ed archeologici dal titolo “Intorno ai Bronzi di Riace”.
I Bronzi di Riace, studi e ricerche
Si è trattato, in sintesi, di un libro molto atteso con nuovi tasselli che si aggiungono alla ricca storia dei Bronzi di Riace. «È il marchio di tutta una vita di studi – spiega Castrizio – lontano sicuramente dall’idea dell’archeologia, della numismatica e della storia divenuti una specie di puzzle in cui ognuno compone pezzi di cose scritte da altri e le mette insieme con la bibliografia giusta». Fatta questa premessa lo storico reggino spiega che si tratta di un «Volume di ricerca, in cui si è dato spazio a tutte le opinioni». Per citarne alcune «con Vincenzo Franciosi c’è la visione innovativa che è partita da una comune visione dei Bronzi che adesso si sta riverberando su tante statue».
Ma la peculiarità del libro è che c’è anche il modo “vecchio” di vedere le cose: «Si possono trovare studiosi innovativi come Antonio Corso, grande esperto di Prassitele, così come articoli di scienziati che pensano col sistema Ottocentesco. Tutti liberi di esprimersi. Vale il prezzo del libro il lavoro fatto dallo studioso giapponese Koici Hada, che ha portato lo studio dei due guerrieri ad un livello superiore. Soprattutto la conoscenza che ha, millimetro per millimetro, della superficie dei bronzi ha consentito passi in avanti di cui, indirettamente ho usufruito anche io. Dagli studi di Hada nasce l’idea di poter determinare il colore dei bronzi e come venivano presentati al pubblico. Da qui l’idea dei bronzi biondi».
Ed il riferimento di Castrizio è ai recenti studi che sta portando avanti grazie anche al lavoro del grafico Saverio Autellitano. «Ora stiamo discutendo sulla gradazione del biondo perché tutto deve essere dimostrato scientificamente. Siamo al lavoro sulla gradazione di colore della testa del Filosofo, perché dimostriamo che, con lo stesso sistema con cui si possono rendere i bronzi biondi, si possono rendere i capelli castani: tutto dimostrato empiricamente. Questo nostro – aggiunge lo storico - è il tentativo di offrire un contributo alla ricerca partendo da Reggio. Si sarebbe potuto pubblicare al Nord il libro, ma noi abbiamo una battaglia da vincere: superare la linea gotica e portare le idee lo Stretto oltre regno in cui siamo stati reclusi, in questa riserva “indiana”».
Una scelta ben precisa quella fatta dall’editore, Roberto Laruffa che chiarisce come, nonostante i Bronzi siano bandiere e simboli non solo per Reggio, ma per l’intera regione, finora «La città ha avuto tanto dai Bronzi ma non ha ancora dato. Per quanto riguarda i libri sulle due statue di bronzo, quelli storici non sono più disponibili e attualmente non ce ne sono altri. Il volume raccoglie i lavori di tanti esperti mondiali. Mi auguro che possa essere solo un inizio e si possa far tesoro dell’esperienza e che da qui si comprenda che abbiamo un bene unico e che non dobbiamo aspettare che vengano i turisti in transito a vedere i bronzi, ma far sì che proprio dalle due statue parta un rilancio del territorio circostante».
I bronzi di Riace, le ultime scoperte
Si diceva degli studi recenti che hanno portato Castrizio, insieme alla preziosa collaborazione di Autellitano, a ricostruire i colori dei bronzi, la loro storia e soprattutto la loro identità: ma chi erano i due guerrieri ritrovati nel mare di Riace? facciamo un passo indietro.
Le teorie del professore sono state raccontate tante volte nel corso della “metaconferenza” itinerante: le due statue sarebbero Eteocle e Polinice, del gruppo dei fratricidi, formato dalle statue dei due fratelli, con in mezzo la madre Euryganeia, che inutilmente li prega affinchè non si uccidano in duello, in compagnia dell’indovino Tiresia e della terza sorella, Antigone. I bronzi sarebbero frutto del lavoro di Pitagora da Reggio e costruite nella città di Argo, così come rappresentato dall’analisi della terra in essi contenuta. Adesso nuove tracce raccontano di quale sarebbe stata la loro collocazione.
Si tratta di una scena con cinque protagonisti. «Ci siamo resi conto – evidenzia Castrizio - che noi possiamo ipotizzare e lo faremo nel prossimo intervento programmato sui bronzi, come nell’Agorà (probabilmente) di Argos venivano esposti i Bronzi. L’unica ricostruzione di esposizione plausibile è che fossero in un’esedra». Cioè, architettonicamente, in un incavo a forma semicircolare.
«In questa forma a ferro di cavallo i bronzi stanno alle due estremità, il centro è occupato dall’unica statua che vorrei ritrovare, ossia quella della madre. E questa è una visione che a tre personaggi non funziona: a cinque invece sì, servono altre due figure intermedie così che la spaziatura sia perfetta e l’armonia possa esserci veramente».
E questo spiega come sono rappresentati i bronzi: «Nella forma ad esedra riusciamo a capire che avevano una disposizione spaziale tridimensionale anche bella ed interessante. Quindi i due guerrieri alle estremità che si guardano, al centro la madre e gli altri due personaggi di contorno che sono però funzionali al capire il completamento della storia. Ci recheremo ad Argos per trovare questo luogo».