Alla fine ha prevalso la vocazione più forte. Tra la passione per il giornalismo e una carriera da soprano lirico, ha scelto la seconda e i risultati le stanno dando ragione di aver scelto bene.
Si tratta del giovane talento reggino Marily Santoro che, recentemente, ha debuttato al teatro “Francesco Cilea” di Reggio Calabria in “Norma”, opera prestigiosa del compositore Vincenzo Bellini. Un sogno diventato realtà, un’emozione vissuta intensamente da giovane promessa della lirica italiana e per la prima volta davanti al pubblico calabrese.La cantante, diplomatasi brillantemente al Conservatorio “Cilea” con il maestro Liliana Marzano, per le sue evidenti qualità canore si è già distinta sui palcoscenici dove vengono scoperte le nuove voci della lirica, dal teatro ’”Arcimboldi” di Milano al “Pavarotti” di Modena. Ha interpretato il repertorio di alcuni grandi compositori e librettisti: dalla “Turandot” di Puccini, a “Il Trovatore” di Verdi, a “The Medium” di Menotti. Si è fatta notare per una vocalità molto interessante e gradevole, circoscritta da una presenza scenica sicura che ha convinto, dove più dove meno, pubblico e critica. Quest’anno con le sue interpretazioni, che hanno rivelato una maturazione artistica in divenire, ha continuato il suo percorso in ascesa; a ottobre scorso è approdata all’estero, al San Paulo del Brasile: è stato un trionfo da protagonista in “Romeo et Jiuliette”, opera in cinque atti di Charles Gounod. Anche questa volta le premesse di fare bene c’erano tutte: Santoro è, infatti, allieva di Raina Kabaivanska e si è aggiudicata, durante la ventiseiesima masterclass internazionale organizzata dalla NUB (Nuova Università Bulgara), la borsa di studio del fondo di beneficienza elargita da una delle cantanti liriche più importanti dei nostri tempi. Con il grande soprano Kabaivanska, che la ritiene tra le sue predilette, sta perfezionando il bel canto e il repertorio.
L’Italia, è risaputo, è rinomata nel mondo grazie anche all’opera lirica. Una peculiarità di questo genere musicale è di saper rappresentare efficacemente la realtà con le sue varie sfaccettature e di attualizzarla con i suoi capolavori del passato.
Che la cantante lirica Santoro rientri, con il suo talento, tra le giovani promesse del panorama lirico – ha vestito negli ultimi tre anni i panni di alcune significative eroine dell’opera lirica, tra cui “Violetta”, “Leonora” e “Norma” – ha un valore notevole, perché con le sue performance artistiche ci rappresenta con ciò che è molto amato e apprezzato in Italia e nel mondo: il melodramma. La sua prima volta a Reggio non è passata inosservata. Ha emozionato. E in molti non hanno perso l’occasione di vederla cantare dal vivo, in entrambe le recite dello spettacolo “Norma”.
Come ha vissuto il debutto al teatro “Cilea”, che ha fatto rimembrare gli antichi fasti?
“Con un’immensa gioia nel cuore. Portare quest’opera meravigliosa nella mia città natale, dopo averla interpretata l’anno scorso nel teatro dell’Opera di Sòfia, in Bulgaria, è stato per me raggiungere un grande traguardo, perché ‘Norma’ è il ruolo dei ruoli”.

Che cosa l’affascina di più di quest’opera?
“L’attualità del personaggio. Per quanto possa essere ambientata in un ambiente druidico, nell’antica Roma, l’opera è sorprendentemente moderna con temi attualissimi, come la famiglia. ‘Norma’ è l’incarnazione della donna moderna e gestisce un ambiente lavorativo e familiare che non sempre si rivela piacevole, anzi. E’ una madre di famiglia che, a un certo punto, affronta quella che è una vera e propria crisi familiare. C’è una separazione in atto, c’è anche una terza donna. Storie che una volta venivano viste in maniera più scandalosa, ma non siamo tanto lontani da quelle che sono le storie di oggi”.
Due debutti in due opere differenti con il regista Renato Bonajuto. Le ha portato fortuna?
“Sì. Ho rivisto Renato a Reggio dopo un’altra forte emozione a Livorno. Lui è stato veramente il regista che mi ha ‘battezzato’ sul palcoscenico, perché ho debuttato con lui in ‘Traviata’, un altro titolo significativo del repertorio operistico. Poi ci siamo rivisti per ‘Norma’, devo anche ringraziare il direttore artistico Domenico Gatto che mi dato questa opportunità. E’ stato bello, perché ho rincontrato una persona che mi ha insegnato tantissimo e l’esperienza di ‘Traviata’ mi è rimasta nel cuore come un grande tesoro. L’averlo accanto, dopo un percorso di tre anni, con una carriera avviata e sul palco di ‘casa mia’, è stata una cosa molto più emozionante di tante altre cose che non dimenticherò mai”.
In “Norma” ha indossato costumi di scena impreziositi dai gioielli del maestro Gerardo Sacco.

”Ho accolto questa cosa con grande onore e felicità. Forse non tutti lo sanno che il maestro Sacco è sempre stato molto vicino all’opera lirica. Una delle collane che sono state utilizzate in “Norma” al ‘Cilea’ è stata addirittura destinata, in una precedente rappresentazione, a Placido Domingo; anche la grande Katia Ricciarelli ha indossato più di una volta i suoi meravigliosi gioielli. Mi sono sentita molto orgogliosa di avere addosso le sue creazioni, perché da reggina e da calabrese ho indossato qualcosa di molto prezioso, che è stato realizzato nella mia regione. Tutta la produzione dell’opera ‘Norma’, in verità, è stata il risultato di un lavoro ‘made in Calabria’. Permettetemi di sottolinearlo: sbagliano tutti quelli che dicono che la Calabria è ‘uguale’ a ‘ndrangheta. Non è assolutamente vero. Siamo idealizzati in una maniera sbagliata solo da coloro che non conoscono la nostra cultura, la bellezza e le risorse della nostra terra con tutto ciò che essa contiene. Più di qualche volta, però, dovremmo essere noi calabresi a ricordarci delle cose belle che abbiamo”.
Non succede quindi abbastanza di accorgersi della bellezza e delle potenzialità della Calabria?
“Forse no, perché non ci ricordiamo che ognuno di noi è in realtà un guardiano del bello e come diceva Dostoevskij: ’La bellezza salverà il mondo’. Io come calabrese, come reggina, mi sento molto responsabile di questo e voglio portare in giro il bello della mia terra. Invito tutti a farlo, sia chi è rimasto sia chi è andato via. Io non perdo mai occasione di ritornare nella mia bellissima terra”.
Perché allora è partita e ha lasciato la Calabria così giovane?
”Ho una valigia ricca di sogni, perché sono profondamente una sognatrice e realizzare i sogni significa concretizzare delle idee e avere molta determinazione. Per i sogni, però, bisogna lottare e ho lottato con la consapevolezza di dover prendere la valigia e andare via. Chi si sposta dalla Calabria certamente non si sposta soltanto per necessità o per soddisfare un desiderio di realizzazione personale, ma si sposta anche per confronto. Trovo che confrontarsi con altre mentalità, con altre nazioni, sia una cosa estremamente necessaria”.
In che senso?
“A Modena frequento il corso dell’istituto musicale ‘Vecchi Tonelli’, dove mi confronto con ragazzi che vengono dal Venezuela, dal Cile, dalla Corea e ho avuto la grazia di trovare un respiro internazionale. Chi vuole crescere deve mettere in conto di dover sperimentare. Cito spesso una delle meditazioni di San Giovanni della Croce, dove dice: ‘Per giungere a ciò che non sei, devi passare per dove ora non sei’. Purtroppo è vero. In questo percorso ho una famiglia che mi ha supportato e tutt’oggi mi supporta, soprattutto a livello emotivo, perché gestire gli affetti e una carriera non è affatto semplice. I miei cari e le mie origini mi danno la forza, sono sempre un punto di riferimento, in questo senso sono estremamente calabrese e non smetterò mai di esserlo”.
Spesso, per lunghi periodi, è lontana da questa regione. Cosa ne pensa del modo di fare musica colta in Calabria?

”Ritengo fondamentale affidare la gestione dei teatri e delle manifestazioni a chi conosce bene il settore, compreso quello dell’opera lirica. Bisogna sempre scegliere professionisti specializzati a garanzia della buona qualità delle rappresentazioni e delle stagioni artistiche. Per fare un altro passo in avanti, la sfida da vincere è riuscire ad aprire tutti i teatri calabresi e investire in essi a livello economico e in energie umane. Ogni teatro che lavora alimenta l’economia calabrese, con gli spettacoli e le stagioni prodotte che possono coinvolgere ogni tipo di pubblico. Sono tante le figure che lavorano in un teatro, non lavorano soltanto i cantanti. Poi, sicuramente, sarebbe utile parlare di più di musica nelle università. Nelle scuole, invece, i bambini sono quelli più attenti e nella loro purezza e nella loro ingenuità, sanno essere dei grandi critici per migliorarci e dovremmo prendere in considerazione di più ciò che essi desiderano. Noi artisti, infine, dovremmo alle volte uscire fuori dalle nostre zone d’élite e arrivare al cuore della gente, anche in maniera molto semplice. Appartengo alla generazione che è figlia del ‘Pavarotti & Friends’. Sono un po’ quella da camion girovagante, un po’ come dire: ’Ok vengo io e vi parlo dell’opera’. Le vie per valorizzare l’arte musicale sono tante, insomma è necessario mettersi in gioco con nuove idee, ecco, questo sì”.
Quale progetto musicale le piacerebbe realizzare in futuro in Calabria?
Ho un grande desiderio nel cuore: che tanti giovani come me che amano l’arte, la musica e l’opera lirica abbiano la possibilità di confrontarsi con i grandi artisti, così come io ho avuto e ho la possibilità di confrontarmi con la Kabaivanska, ma potrei citare Renato Bruson, Mariella Devia e tanti altri ancora. La cosa che mi auguro un giorno è di poter contribuire, di avvicinare tutta la gioventù, che vorrà intraprendere questo tipo di carriera artistica, a esempi e persone che effettivamente hanno avuto un percorso importante e dal quale in tanti hanno trovato una fonte d’ispirazione e di successo”.
Dopo il Brasile le toccherà, prossimamente, cantare il melodramma italiano fuori dall’Italia.
”Sì, sono a lavoro per il prossimo impegno artistico in ambito internazionale. Sto studiando per una tournée in Cina, in omaggio al grande Pavarotti per un festival pucciniano. Sarò impegnata anche in altri progetti e performance artistiche, tra cui in Emilia Romagna e sarò presto nuovamente a Reggio per il concerto di Natale. Ci sono, inoltre, diverse cose in ballo con effetto a sorpresa. Non mancheranno di rendere tributo alla grande opera lirica, per me con la Calabria nel cuore”.