Dopo la proposta di legge depositata dalla consigliera regionale del Partito Democratico Amalia Bruni componente della Commissione Sanità contro la violenza di genere, l'Osservatorio regionale sulla violenza di genere ha sottolineato quanto segue.
"La consigliera regionale del Partito democratico, Amalia Bruni, componente della Commissione Sanità, ha depositato una proposta di legge che in realtà aveva già predisposto il Cadic nel 2023 e quindi frutto di altri percorsi e altre storie professionali. Il disegno, avente ad oggetto il tema della “Prevenzione e contrasto alla violenza di genere sulle donne e loro figli”, si propone di rafforzare la protezione delle vittime, prevenire la violenza, e creare percorsi di sostegno e recupero. Si precisa che l’Osservatorio regionale contro la violenza di genere sostiene iniziative legislative di questo tipo, anzi le promuove ed auspica, purché non siano attività di copia e incolla di altre ed espressione di una superfetazione dell’attività regionale, di accaparramento di temi in maniera strumentale e che di fatto non creano rete né tantomeno convergenza, anzi rallentano il compimento di iter già avviati, dal momento che l’Assessorato al Welfare della Regione Calabria, nella figura dell’Onorevole Capponi, l’Osservatorio stesso, mediante la coordinatrice, Giusy Pino, la componente di fatto dell’Osservatorio, Anna de Gaio, nonché presidente della Commissione Pari Opportunità, e il Cadic stesso, avevano già al vaglio ed in discussione una proposta di legge regionale atta a dare risposte concrete e non di facciata alle donne che subiscono la violenza maschile.
E’ inconcepibile immaginare che le lotte politiche e finalizzate a risolvere emergenze in atto, che vedono le donne subire in ogni contesto pubblico e privato prevaricazioni e abusi, vengano strumentalizzate in siffatta maniera, non tenendo conto di storie, volti, nomi, ma soprattutto non considerino e non ascoltino le reti di professioniste e gli organismi a ciò deputati e che quotidianamente si spendono per sostenere percorsi di riscatto ed emancipazione delle donne. Finché si lavorerà a compartimenti stagni, per segmenti, e facendo propri percorsi e idee altrui, come nel caso di specie, non vi sarà crescita possibile, né adeguato riconoscimento o rispetto per il dolore delle vittime. La coordinatrice, avvocata Pino, sostiene che :<<le questioni di genere non debbano tramutarsi in bandiere di partito, né nella corsa a chi arriva prima utilizzando relazioni e lavori di altri, bensì debbano fondarsi su concertazioni e strategie d’intervento allargate che abbiano come priorità il benessere delle donne e dei loro figli e non di posizionamenti politici che così concepiti destano perplessità e poca visione".