Sabato, 07 Dicembre 2024

Covid e ricadute psico-sociali. Il dott. Pasquale Romeo: "Pandemia che ha costretto al ritiro dalla società ha generato un grande vuoto"

 Il virus SARS-CoV 2 ha inciso profondamente sulla vita di ciascuno, cambiando le routine quotidiane, trasformando le abitazioni in uffici smart, costringendo al distanziamento sociale, creando barriere e contingentando gli ingressi in qualsiasi luogo. Uno scenario anomalo per i nati nel dopoguerra, un mutamento grave e improvviso.

In cui moltissime persone hanno perso i loro cari senza poterli neanche assistere. La perdita del lavoro, i reparti di rianimazione al collasso. Uno scenario che non ha bisogno di ulteriori descrizioni. Ma come ha risposto la popolazione a immagini, ormai, cristallizzate nella memoria di ciascuno? Per esempio, i mezzi dell’esercito italiano che a Bergamo trasportavano i cadaveri in altre città, il bollettino in cui si registravano i decessi e i ricoveri giornalieri. Quanto tutto ciò ha influenzato la nostra mente? Lo psichiatra Pasquale Romeo designato dal Sindaco di Reggio Calabria a gestire un’equipe di medici sparsi su tutto il territorio della Città Metropolitana ha risposto ad alcune domande.

Dottore Romeo, lei è stato insignito nel 2020 del San Giorgio d’oro, prestigioso riconoscimento del Comune di Reggio Calabria, per aver coordinato il servizio gratuito di assistenza psicologica attivata per l’emergenza Coronavirus, con la seguente motivazione: punto di riferimento per molti reggini costretti ad attraversare una fase complicata dovuta alla pandemia.

“Sì, abbiamo realizzato un piano specifico, per la città di Reggio Calabria, insieme ad alcuni psicologi e psicoterapeuti nel corso del primo lockdown. Un servizio personalizzato per la città per tutti coloro che avevano ricadute psichiche in ambito covid, da allora a oggi tante cose sono cambiate e si sono viste ripercussioni notevoli in ambito psicologico, sia dal punto di vista dei disturbi comportamentali generali, sia alimentari che depressivi, ansiosi, e soprattutto nell’età adolescenziale. Il Sindaco Giuseppe Falcomatà in qualità di massima autorità cittadina mi ha nominato responsabile di quest’equipe sparsa su tutto il territorio metropolitano, con l’obiettivo di offrire un supporto psicologico alle persone che contattavano il numero verde appositamente attivato”.

Quale tipo di aiuto chiedevano i reggini?

“La popolazione si è trovata da un giorno all’altro a stare chiusa in casa, per cui all’inizio si è registrato un aspetto traumatico. Con forti ricadute psico-fobiche, le persone avevano paura di morire. Ritirarsi dalla società rappresenta un grande vuoto, non si è sempre in grado di confrontarsi con il deserto che si ha dentro. Ogni cosa è una cartina al tornasole di ciò che abbiamo dentro, molte persone si sono rivelate molto fragili. La traumatologia è diversa a seconda del soggetto, c’è chi ha avuto disturbi dell’alimentazione, ed è aumentato di peso, il lockdown non può giustificare l’abbuffata. Cucinare non rientra nel disturbo psicopatologico perché la cucina invece riprende aspetti creativi e ricreativi. Da non sottovalutare sono i disturbi dell’età evolutiva. Durante la quale la capacità di entrare in relazione con gli altri cambia, e si sviluppa in un periodo che dovrebbe essere non questo che stiamo attraversando, caratterizzato da restrizioni e di conseguenza da incapacità di sviluppare relazioni. Perché le relazioni oggi si stanno costituendo in una virtualità e i risultati li vedremo nel tempo”.

Molte sono le contraddizioni sia sulle regole generali che su mascherine e vaccini, da medico cosa ne pensa? 

“Con il Covid si sono registrati aspetti del tutto nuovi, mai registrati nel corso di nessun’altra epidemia. Non sono un negazionista, sono vaccinato ed eseguo tamponi con una certa regolarità anche perché sono direttore sanitario. Un giorno, qualcuno dovrà spiegarci come mai il numero dei decessi generali registrati dall’Istat è inferiore rispetto all’anno precedente. Come dire se una morte è dovuta al covid? Certo c’è una positività. Probabilmente si è registrata una diminuzione di mortalità per influenza, e un aumento di decessi con problematiche respiratorie. Poi ci sono degli aspetti non del tutto chiari, per esempio, la questione della mascherina perché chi si vaccina è costretto a tenerla? In una popolazione fobica, come quella italiana, è facile instillare paure. Non è la stessa popolazione uscita dal dopoguerra, né quella del ’68, è una popolazione abituata ad un certo tipo di benessere e a vivere in una zona di comfort. In Piemonte e Liguria i medici di medicina generale vaccinano il sabato pomeriggio, in Calabria no. Quindi non ci sono regole generali uniformi. Tanti aspetti sui vaccini non sono chiari, c’è una tendenza al terrore e l’italiano medio è fobico. Basta dire che una tipologia di vaccino genera trombosi per originare attacchi di panico a cui ho personalmente assistito”.

A proposito di zona di comfort, è da più di un anno che molte categorie di lavoratori e studenti sono a casa, quanto ciò ha gravato sulla psiche di ciascun individuo?

“Per una popolazione fobica e abituata a una zona di comfort come dicevo prima, è facile stare in casa, anche questo è uno dei motivi per cui l’hashtag “restiamo a casa” ha avuto successo. Restare a casa significa non muoversi dalla comfort zone. Poi tutto dipende dal mondo interiore del soggetto. Perché per un soggetto con una vita interiore ricca vedere, per esempio, il lungomare di Reggio Calabria vuoto può risultare un interessante fatto artistico, per un altro soggetto ciò può essere fonte di sofferenza, ansia, paura e depressione”.