Martedì, 30 Aprile 2024

Abnegazione e coraggio, simboli del valore dello storico Maresciallo Cosmano

Comandante di una mezza sezione di mitragliatrici, seppe, col solo suo fuoco, arrestare ingenti forze nemiche che l’accerchiavano.

Il Maresciallo Cosmano con il re e la regina a Locri

Per cinque ore, con un manipolo di valorosi, fronteggiò la situazione contro un nemico soverchiante, compiendo prodigi di eroismo e di destrezza, mostrando sprezzo della morte e tenacia insuperabile. Monte Lemerle, 10 giugno 1916”. Con questa motivazione, il 23 giugno del 1916, il maresciallo Angelo Cosmano venne insignito della medaglia d’oro al valor militare in vita, la più alta onorificenza ricevuta dal militare che è passato alla storia come il sottufficiale più decorato d’Italia. 

Per tracciare la figura di questo valoroso uomo, che è entrato a pieno titolo a far parte degli eroi della grande guerra – anche se purtroppo ormai i libri di storia se ne sono dimenticati - un aiuto fondamentale è arrivato dallo studioso Paolo Cosmano, che attraverso le sue ricerche è riuscito a portare alla luce numerosi aspetti della sua personalità, ma anche notizie e avvenimenti poco conosciuti che ne hanno delineato un chiaro esempio di abnegazione, determinazione e coraggio.

La vita

Il Maresciallo Cosmano a Molochio insieme al vescovo di Oppido il giorno dell’inaugurazione della nuova chiesa parrocchiale dedicata alla protettrice Santa Maria de Merula – 9 giugno 1934

Nei primissimi anni ’60 del 1800, i contadini Giuseppe Pietro Nunziato Cosmano e Caterina Nicotera, si sposarono e dalla loro unione nacquero dieci figli, il settimo dei quali era proprio Angelo Carmine, che nacque a Molochio - piccolo paesino preaspromontano in provincia di Reggio Calabria – il primo marzo del 1878. Nel 1899, appena 21enne, fu chiamato alle armi con destinazione il 44° Reggimento Fanteria e nel mese di ottobre dello stesso anno, partì volontario per l’Eritrea, in Africa Orientale, dove venne incorporato nella 1ª Compagnia Cacciatori del Corpo delle Truppe coloniali. Qui vi rimase per oltre dodici anni, durante i quali raggiunse il grado di Maresciallo Ordinario, imparando anche a parlare correttamente l’amharico o amàrico, la lingua delle regioni dell’Etiopia centro-settentrionale. Per questa sua particolare competenza, veniva spesso chiamato dal Comando italiano delle truppe indigene a svolgere funzioni di mediatore linguistico.

Il disegno a matita del volto del Maresciallo Cosmano conservato nel Museo centrale del Risorgimento dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano

Durante la sua permanenza in Africa Orientale, prese parte alla guerra Italo-Turca, dopo essere stato scelto per l’inquadramento del V Battaglione Eritreo col quale, nel gennaio del 1912, partì alla volta della Tripolitania. Combattè a Gargaresh, presso Tripoli, e a Bir el Turk. Durate la battaglia di Zanzur dell’8 giugno 1912, per il suo eroico comportamento nel soccorrere - senza armi né munizioni, in pieno combattimento e con grande rischio per la propria vita - un sottufficiale e alcuni soldati gravemente feriti gli venne conferita una medaglia d’argento al valor militare. Un mese più tardi, terminata la campagna libica, rientrò in Italia con il grado di Maresciallo Capo, incorporato al suo vecchio 44o Reggimento al comando della III sezione Mitragliatrici.

L’offensiva austriaca in Trentino

Quando il 24 maggio 1915 fu dichiarata guerra all’Austria, il maresciallo Cosmano fu inviato, insieme al suo Comando al fronte, dove attraversò l’Isonzo prendendo posizione davanti al piccolo villaggio di Plava. Qui costituì una testa di ponte sulla sinistra dell’Isonzo, allo scopo di minacciare da nord le difese del campo trincerato di Gorizia. Nel mese di settembre rimase ferito sul monte Kuk e le prove di capacità al comando e l’ardimento dimostrate in quella difficile circostanza, gli valsero la proposta per una seconda medaglia d’argento, successivamente tramutata nella promozione a Maresciallo Maggiore per meriti di guerra, dopo aver rinunciato alla promozione a sottotenente per non allontanarsi dai suoi soldati. Il grande coraggio e la temerarietà con cui interpretò fin dall’inizio il suo essere soldato e combattente lo portano a meritare poi anche la più alta delle decorazioni al valor militare: la medaglia d’oro, ottenuta nella tarda primavera del 1916, sul fronte del Trentino, durante la tremenda offensiva austriaca. Dalla cima del monte Lemerle infatti, con pochissimi soldati, una mitragliatrice e una pistola, riuscì a far ripiegare il nemico.

Il Maresciallo Cosmano con alcuni ufficiali a Cittanova

«Durante l’offensiva austriaca nel Trentino, la mattina del 10 giugno 1916, una intera divisione austriaca attacca le posizioni del Monte Lemerle, tenute dal 44° reggimento - scrissero al tal proposito Manuel Galbiati e Giorgio Seccia nel “Dizionario biografico della Grande Guerra” - sulla destra della cima il maresciallo Cosmano con mezza sezione di mitragliatrici, appostatosi fra le rocce, prende di mira le truppe austriache, bloccandone l’avanzata. Tuttavia si accorge che queste, sebbene decimate, divengono sempre più numerose e continuano a manovrare, tentando di prendere la posizione italiana sul rovescio, mentre il tiro delle batterie austriache colpisce ripetutamente delle unità del 44°. Premuti sempre più da vicino, mantiene saldo il suo posto, manovrando l’arma e schierando tutti i soldati di cui dispone armati di moschetto e di pistola. Invitato ripetutamente ad arrendersi continua a combattere col suo manipolo e costringe il nemico a ripiegare. Cosmano, che da cinque ore sta mantenendo la posizione, è sfinito e con lui gli uomini che lo affiancano. Lo salva il calar della notte che consiglia gli austriaci a sospendere l’azione. Verso le venti giungono truppe di rinforzo a dare il cambio a Cosmano e ai pochi superstiti e a rinsaldare la posizione». Il 23 giugno 1916, Angelo Cosmano venne quindi insignito sul campo della medaglia d’oro al valor militare. Finita la guerra, nel mese di giugno del 1919, il maresciallo Cosmano venne trasferito al 20o Reggimento Fanteria di Reggio Calabria. Rimasto soldato fino alla fine dei suoi giorni, il 24 novembre del 1940 morì mentre prestava ancora servizio attivo.

VECCHIA TORRE DI MOLOCHIO CON LASTRA NOME DEI CADUTI - ANNI TRENTA

Per le numerose onorificenze e i pubblici riconoscimenti anche di ordine internazionale ricevuti, è stato definito il sottufficiale più decorato d’Italia. La Domenica del Corriere del 30 giugno - 7 luglio 1918, gli dedicò un articolo, intitolato proprio “Il sottufficiale più decorato”. «Il maresciallo più decorato dell’Esercito Italiano è Angelo Cosmano da Molocchio (Reggio Calabria) – scriveva il periodico milanese -. Oltre la medaglia d’oro meritata durante l’offensiva austriaca nel Trentino ha: Medaglia di Argento al valore militare; Stella d’oro con spade Karageorge, sormontata da corona Reale, concessa dal Reggente di Serbia; Medaglia d’argento concessa da Sua Maestà Britannica, per condotta distinta in guerra; Croce di Cavaliere della Corona d’Italia, concessagli per determinazione Sovrana; Croce di argento per anzianità di servizio; Medaglie delle Campagne d’Africa; Medaglia della guerra Italo-Turca. Il Cosmano ha preso parte a 12 combattimenti e sarà fra poco insignito della Croce al Merito di Guerra. Ebbe dal Comitato delle Dame italiane della Croce Rossa del Plata una grande medaglia d’oro, per il valore spiegato in guerra. L’associazione “Premio al Valore” di Milano gli concesse lire 1000 a titolo di premio. Il prode maresciallo è un veterano della Colonia Eritrea, ove passò 13 anni fra le truppe indigene».

I dissidi con l’Amministrazione comunale di Molochio

Lettera inviata dal sindaco al Maresciallo Cosmano

Non molti anni dopo la fine della Grande Guerra, l’Amministrazione comunale di Molochio deliberò di riconoscergli una pubblica “Dedica, commemorativa degli avvenimenti per i quali gli venne assegnata la più alta onorificenza al valor militare. Secondo quanto scrive lo studioso Paolo Cosmano in un suo articolo pubblicato sulla rivista “Calabria sconosciuta” però, la decisione assunta dal Consiglio comunale registrò il disaccordo di un consigliere che riteneva del tutto immeritata la Dedica, poiché a suo giudizio, Angelo Cosmano di fatto «è un nessuno». Questo giudizio apertamente e deliberatamente denigratorio pronunciato nella pubblica adunanza, fu fonte di tensioni nelle relazioni tra il Maresciallo e l’Amministrazione comunale: ne sono testimonianza due lettere che il Comune e Angelo Cosmano si scambiano tra giugno e luglio del 1924. Il 30 giugno 1924, il sindaco infatti, gli indirizzò una lettera con cui chiedeva copia della motivazione ufficiale della medaglia d’oro conferitagli. Scopo della richiesta era quello di realizzare un progetto inteso «alla formazione di una pergamena che voglia ricordare il contributo dato da questo Comune alla Grande Guerra 1915-1918, iscrivendo in essa i morti tutti, le vedove, gli orfani, i mutilati ed i decorati».

Lettera di risposta del Maresciallo Cosmano al sindaco

La risposta del Maresciallo arrivò al Comune il 19 luglio. Nella sua lettera di fatto negava l’invio della motivazione richiesta, scrivendo: «Volentieri gliela avrei mandata, ma motivi privati mi consigliano di non mandargliela». Su quel rifiuto evidentemente pesarono molto le parole pronunciate nella pubblica adunanza dal consigliere comunale, come traspare in un passaggio della sua lettera in cui suggerisce al sindaco di inserire nella prospettata pergamena della memoria, «accanto al nome del sottoscritto […] quello del famoso consigliere che disse nel locale Municipio che il Maresciallo non è nulla e che non spetta la dedica a lui deliberata». Il Maresciallo comunicò poi la sua netta disapprovazione riguardo al prospettato contenuto della pergamena commemorativa, ritenendo inammissibile equiparare e confondere nel ricordo coloro che si erano immolati per la Patria, i loro familiari e i meritevoli di medaglie al valor militare, in quanto notevolmente diversa gli appariva la dimensione dei rispettivi sacrifici e dei contributi offerti. A suo avviso occorreva invece, individuare modalità differenziate di trasmissione della memoria e soprattutto vie idonee a celebrare e trasmettere alle future generazioni il nome e il senso del sacrificio dei Caduti per la Patria. «Ai morti in guerra – scrisse il Maresciallo Cosmano - bisogna fargli una cosa molto decorosa e degna di loro togliendo senz’altro dal sacro nome dei morti le vedove e i decorati al valor militare, perché non c’entrano affatto».

Respinse inoltre, l’idea della pergamena quale mezzo idoneo ad offrire testimonianza dei nomi dei soldati molochiesi caduti in battaglia. A suo avviso infatti, quel documento altro non era che un «foglio di carta», destinato a essere conservato nel chiuso dell’archivio comunale, esposto all’usura del tempo e al rischio di andare perduto. Secondo il Maresciallo Cosmano, per onorare e commemorare quei soldati, si sarebbe dovuta costruire un’apposita opera pubblica, quale tangibile «lascito alla memoria collettiva», su cui incidere i loro nomi, chiedendo quindi l’erezione di un monumento ai Caduti. Per i morti in guerra bisognava fare qualcosa di decoroso e degno, «perché ritengo – si legge nella missiva - che non sia giusto e né decoroso per un Comune così numeroso e ricco per giunta scrivere i nomi dei propri caduti in battaglia in una semplice pergamena!». La sua richiesta venne realizzata in parte, perché negli anni Trenta, in pieno regime fascista, il Comune fece affiggere una lapide con i nomi dei Caduti sulla facciata occidentale della torre civica, eretta al centro di via Onorevole Giovanni Alessio, nel punto in cui questa incrociava via Onorevole Nunziante.

In memoria di Angelo Cosmano

Maeresciallo Angelo Cosmano

Per ricordare il Maresciallo Cosmano, il comune di Reggio Calabria gli intitolò un rione della città, mentre una via gli venne dedicata anche dai comuni di Locri e Cittanova. Sul finire degli anni ’40 invece, il comune di Molochio gli intitolò un corso e la scuola elementare, all’interno della quale è collocato un suo busto in gesso, recante l’iscrizione “Di ‘cca non si passa”, celebre frase che il Maresciallo scolpì su una grossa pietra subito dopo la battaglia su monte Lemerle. Angelo Cosmano è annoverato a pieno titolo tra gli eroi del Risorgimento, e il Museo centrale del Risorgimento dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, al Vittoriano, conserva un disegno a matita del suo volto visto di profilo. L’opera, datata novembre 1921, è del pittore Ludovico Lambertini.