Non americani, non “negri” ma “Il popolo di mezzo”… sono gli italiani emigrati negli Stati Uniti nei primi del 1900.
Il romanzo di Mimmo Gangemi, edito da Piemme, narra vicende, sogni e destini della famiglia Rubbini, che dalla Sicilia parte alla ricerca del futuro, a 24 giorni di nave, oltreoceano. Sembra il capofamiglia Masi, inizialmente, il protagonista dell’opera di Gangemi, che quasi subito lascia la scena al figlio maggiore Tony che, a sua volta, cede il passo, ma solo verso la fine del romanzo, al fratello minore Luigi. Due storie intrecciate che ci alternano da New Orleans a New York e poi ancora da New York a New Orleans. Due animi estremamente differenti che ci offrono altrettante prospettive rispetto a tempi, luoghi e accadimenti.
“Ora sarebbero dovuti proseguire da soli in quella terra che si accaniva sull’innocenza, dov’erano spine e rovi le rose e i fiori con cui allettava gli emigranti. Se la sarebbero cavata nonostante i pochi anni, Tony era svezzato alla vita, avrebbe guidato al piano i passi di Luigi”.
Il teatro è quello della East Coast, tra New Orleans e New York, tra i campi di cotone e i cantieri ferroviari, tra la Little Italy e Hart Island.
L’America dell’epoca vista attraverso i loro occhi e narrata, in un primo momento, attraverso la storia di famiglia, che poi si focalizza sulle storie individuali.
Gangemi ci parla culture e civiltà che convivono, male, ognuna con le proprie vicende, i propri timori e sofferenze, in una terra straniera e ostile che non le accetta, le sfrutta, forte di una società spoglia di diritti, in cui i negri, esatto, non neri ma negri, venivano trattati al pari delle bestie, e gli italiani del sud che “tanto bianchi non apparivano”, erano a loro volta discriminati dagli stessi immigrati… “ci ingiuriano negri perché siamo il popolo di mezzo, né bianche e né neri. Non amano gli italiani. Non amano i nuovi arrivati. Vivono qui da prima e si sentono migliori”.
Un personaggio forte, Tony, che entra in sordina, all’ombra del carisma del padre, nonché della sua autorità, com’era a quei tempi, per poi divenire protagonista indiscusso di questo fantastico romanzo di Gangemi.
Così, tra povertà, malaria, prostituzione, giustizia sommaria, prevaricazione, ricerca di riscatto, guerra, mafia e anarchia, si snodano le vicende della famiglia di Masi. Di sottofondo le intense note del nascente jazz, promettente mezzo di riscatto per Luigi, che resta sempre come estraneo alle tristi sorti di buona parte della famiglia, come a non volersi immischiare, a non voler ammettere, a non voler sapere. Guarda, Luigi, seppur con sofferenza, alle vicende dell’amato fratello, ma portando avanti la sua esistenza che procede trovando il riscatto che la vita nega agli altri componenti della famiglia.
E, dunque, spicca la diversità dei due fratelli, Tony che mai accetta l’America, spirito battagliero e vendicativo, che a Lei attribuisce le drammatiche sorti dei genitori, e Luigi che, invece, vede gli States come un’opportunità, imbroccando la strada giusta sin da subito. Si costruisce il suo percorso di vita, Luigi, cercando e trovando un piccolo spazio in una terra popolata di pregiudizio, alla ricerca di un riscatto e di un futuro che solo la tromba, unita al suo talento, può procurargli.
Pagine avvincenti di storia vera, per un viaggio nel passato rispetto ad un fenomeno che non è morto ma ha solo cambiato la sua prospettiva. Italiani, da emigranti in cerca di accoglienza e di fortuna, col cuore fermo in patria e il desiderio di un più roseo futuro, a padroni di casa talvolta immemori, talaltra impietosi e intransigenti.
Così tutti i personaggi procedono per la loro vita ma con in mente un pensiero fisso, il ritorno alla propria Patria. Quindi l’America non come destinazione finale ma come mezzo per il superamento di uno stato di profonda povertà e insoddisfazione ma che condanna i suoi immigrati (non tutti) ad ancora più povertà, ancora più insoddisfazione. Un miraggio quello di Masi, “Quanto lontano si deve spingere un padre, per regalare un futuro ai propri figli?”, il sogno di tornare sui propri passi, l’utopia di tornarci con uno status diverso. Un sogno attraverso cui Gangemi accomuna, ad eccezione di Luigi, tutti i suoi personaggi, seppur profondamente diversi, che inevitabilmente impattano sulle differenti e tragiche sorti che il destino ha riservato loro.
“L’America era costata cara. E la loro famiglia era costata cara all’America”.
Ecco così un altro romanzo nato dalla penna, abile e affermata, di Gangemi che non lascia dubbi quanto alle possibilità di replica del successo dei suoi titoli precedenti, uno su tutti “Il giudice meschino”, divenuto serie per la tv, che ha visto principale interprete Luca Zingaretti.
Il romanzo avvince e appassiona tenendo viva la curiosità, coinvolgendo il lettore dalla prima all’ultima riga e che, soprattutto, non lascia nulla in sospeso, regalando l’attesa soddisfazione finale, dopo un coinvolgente viaggio attraverso il sogno americano che si dispiega capitolo dopo capitolo.