Poco conosciuta, non uno strumento “buonista”, ma qualcosa di più complesso ed articolato che coinvolge unitamente reo e vittima: è la Giustizia riparativa le cui peculiarità legislative sono state illustrate dal Garante regionale per le vittime di reato, Antonio Lomonaco.
Cosa si intende per Giustizia riparativa?
“Si tratta di un modello di giustizia che pone al centro non solo l’autore del reato, ma anche la vittima e la comunità, con l’obiettivo di ricucire il danno causato dall’illecito. Si basa su un approccio dialogico e meditativo, in cui la vittima e autore del reato, se consenzienti, possono intraprendere un percorso di confronto facilitato da professionisti qualificati. L’obiettivo non è sostituire la giustizia tradizionale, ma affiancarla, cercando di favorire la comprensione, la responsabilizzazione dell’autore del reato ed il riconoscimento della sofferenza della vittima. Questo può tradursi in atti concreti di riparazione, come scuse, risarcimenti o lavori socialmente utili”.
Quando è nata la normativa sulla Giustizia riparativa?
“Il concetto di Giustizia riparativa ha radici antiche, ma la sua regolamentazione moderna si è sviluppata a livello internazionale a partire dalla fine del XX secolo. In Italia, il punto di svolta normativo è arrivato con il Decreto Legislativo, n.150 del 2022, che ha recepito le direttive europee in materia, inserendo organicamente la Giustizia riparativa nel nostro ordinamento. Questo intervento normativo ha istituzionalizzato i programmi di Giustizia riparativa, garantendo percorsi strutturati e professionali che possono essere attivati in ogni fase del procedimento penale, persino dopo la condanna definitiva”.
Questa legge sta trovando spazio in ambito processuale?
“Attualmente, la Giustizia riparativa non è ancora ampiamente utilizzata nel nostro sistema giudiziario, sebbene la normativa ne abbia sancito il valore e la possibilità di applicazione in molti casi. Le ragioni sono diverse: da un lato, vi è una scarsa conoscenza dello strumento tra gli operatori del diritto e la cittadinanza; dall’altro, la sua attuazione richiede una rete di mediatori specializzati e strutture adeguate, che sono ancora in fase di sviluppo. Tuttavia, si tratta di un percorso destinato a crescere perché offre vantaggi significativi sia per le vittime, che possono ottenere un risarcimento morale e materiale più diretto, sia per la società, riducendo il rischio di recidiva e favorendo la reintegrazione sociale degli autori di reato”.