Più di un filo grigio imbianca l’ancora folta capigliatura di Salvatore Gullì, conferendogli una vaga somiglianza a Ligabue il rocker.
Qualcuno glielo avrà anche riferito, ma sicuramente lui, Gullì, si sarà schermito e non perché abusi di falsa modestia. Più probabile che del Liga apprezzi la musica e quel che gli gira intorno, ma non avverta sintonie evidenti tra il magnogreco suo e il padano dell’altro. Per il resto fanno musica entrambi, con le relative peculiarità. L'ispirazione artistica di Gullì, solerte esploratore tra note e parole, ha tratto vitale linfa soprattutto dalla musica d’autore, nella quale si cimenta dagli irripetibili Ottanta. I quali alla fatidica domanda su cosa resterà di loro risponderebbero facendo spallucce attendendo con fiducia Sorella giustizia temporale.
Pur avendo concepito più di cento canzoni, Gullì, dopo aver realizzato video di suoi concerti, ha da poco dato alle stampe un denso album sotto forma di cd audio, registrato negli studi catanzaresi della Yara Records di Lucio Ranieri. Il titolo è ‘Rotta del tempo’, si compone di tredici brani per poco più un’ora di buona musica e accurate parole, tra le quali compaiono appropriati congiuntivi e vocaboli che farebbero fortuna allo Scarabeo quale ‘materializzazione’ nel brano ‘Folle’ e finanche assonanti endecasillabi quale ‘Epici nell’epoca in cui non c’è più Epica’, verso che irrompe a metà della canzone ‘Dissenso’. Salvatore Gullì appartiene di diritto alla schiera non troppo sparuta di avvocati attratti dalla passione artistica, nel campo letterario come in ambito musicale.
“I tredici brani che compongono ‘Rotta del tempo’ sono frutto di difficile selezione – dice a Calabriaonweb Salvatore Gullì -. Sono nati accompagnati dalle mie chitarre, la classica e l’acustica, passione che coltivo fin da ragazzo grazie a un rigoroso professore di Conservatorio che me ne ha trasmesso le basi, Fortunato Lomanno. Per traporre le canzoni su disco è stato necessario avvalermi di ottimi musicisti calabresi, con alcuni dei quali ho svolto in più occasioni concerti, per esempio nell’ambito della rassegna di Armonie d’arte, al Caffè delle Arti, all’Auditorium Casalinuovo, al Keiros, teatro di Roma. Penso all’ormai consolidato Rocco Riccelli di Cortale virtuoso della tromba e dell’improvvisazione jazz, a Rosanna Rizzello pianista e clavicembalista di Girifalco, al flautista Luigi Tassoni e al violinista Manuel Salerno. Al disco hanno partecipato lo stesso Riccelli, i valorosi lametini Maurizio De Paola al piano e Attilio Montalto alla batteria, Francesco Vescio alla chitarra, il bravissimo borgese Filippo Scicchitano al contrabbasso, ai cori le cantanti Celeste Iiritano e Rosanna Rizzello, oltre a Lucio Ranieri, titolare della Yara ma anche ottimo pianista, direttore dei musicisti e curatore dei cori”.
L’enfasi che Gullì adopera nel rimarcare il contributo dei musicisti è indice della grande importanza attribuita agli arrangiamenti e alle sonorità ai fini della riuscita del prodotto finale. “I ritmi sono vari – osserva Gullì -. La seconda canzone, ‘Vergine Europa’, è un mambo. ‘Brigante’ è una ballata, ‘Nanà’ si richiama allo stiletto country. Ho mirato a curare varie sonorità per conferire al disco una veste composita e per farlo fruire a un pubblico più ampio possibile”. La cifra stilistica complessiva, gli facciamo notare, deve molto alla tromba di Riccelli che in più punti offre un morbido appoggio allo svolgimento dei testi e delle melodie, tutti denotanti partecipazione passionale ed emotiva che in una sola occasione si permuta in lirismo, in ‘L’Uomo che ride’, quando Gullì canta accompagnandosi con la sola chitarra classica e con l’intervento finale del piano di Ranieri e del contraltare canoro di Rosanna Rizzello. ‘L’uomo che ride’, sotto il profilo musicale la canzone più nuda dell’album, è dedicata all’opera di Victor Hugo, nella quale il protagonista, il cui volto è stato deformato dai ‘comprachicos’, incontra sulla via di fuga una fanciulla cieca, Dea, e insieme riparano in una sorta di carro di Tespi, accolti da Ursus, filosofo girovago. Il brano è solo uno dei molti riferimenti letterari che ricorrono nell’opera. “Altra figura evocata – rileva Gullì - è ‘Lucrezia’, donna del Rinascimento, figlia del papa Borgia. Ho scritto la canzone immedesimandomi nel letterato Pietro Bembo, innamorato di Lucrezia. Quella di Lucrezia è, notoriamente, una vita molto contrastata e travagliata. Lei muore durante il parto, suo fratello Cesare termina la vita in battaglia, e suo padre pontefice perisce avvelenato. Bembo conservò di Lucrezia una treccia bionda, attualmente custodita a Milano. Del loro amore rimangono poesie e lettere autografe”. Queste puntate all’indietro nei secoli, che non sono le sole, riportano inevitabilmente al titolo del lavoro. Nel quale coesistono un riferimento spaziale, la rotta, e uno temporale. Della difficile notazione di tempo basterebbe evocare l’insuperata definizione fornita da Agostino nelle Confessioni: “Che cos'è il tempo? Se non me lo chiedi lo so; ma se invece mi chiedi che cosa sia il tempo, non so rispondere”.
Gullì non ha la pretesa di arrivare laddove finanche Agostino si è arreso. Mira ad altro. Nel brano rivolge al tempo una supplica in forma di invocazione: “’Rotta del Tempo invertiti/Spazio assassino comprimiti/Sole maligno raffreddati/Luce glaciale riscaldati’ – cita dal suo testo -. Se fosse possibile tornare indietro nel tempo si saprebbe sempre cosa dire e cosa fare, dove andare. Il tempo ci segna, ci matura, ci istruisce sul senso della vita. La necessità di invertire la rotta è, insieme, auspicio e bisogno utopico che dovrebbe guidare la condotta. Chiedere a spazio e sole di comprimersi e di raffreddarsi è l’espressione artistica di una condizione umana disarmata e, tuttavia, non passiva, perché consapevole e vitale. Il disco si prefigge di riportare alla luce stati emotivi che ci accompagnano, carsici, durante il procedere della vita e che all’improvviso riaffiorano attraverso il potere quasi miracoloso della finzione artistica tanto da fare trasparire, come scrivo nel booklet di presentazione, la componente vitale che muove interiormente l’uomo. L’anima di ciascuno esige attenzioni e i canti, umili fedeli caritatevoli, le obbediscono affinché una luce riaffiori nel tempo e balzi per brevi istanti fuori da esso”.
Il largo intervallo temporale di composizione dei brani ha comportato una evoluzione interiore che si può rinvenire nel loro succedersi, che tuttavia non segue un ordine cronologico. “Brigante’ è una ballata scritta molti anni fa che Gullì ha, in un certo senso, attualizzato: “Mi sono sforzato – afferma l’avvocato - di immedesimarmi in questa figura, tra ribellione e utopia, che lotta contro la tirannia e che rinuncia alla donna amata morendo per un ideale. La musica di ‘Mia anima’, non tanto il testo che è stato composto successivamente, è altrettanto risalente. Si tratta di un dialogo interiore con me stesso, una sorta di ringraziamento alla parte più profonda di me, ripercorrendo in forma dialogica le tante emozioni che mi hanno portato a essere ciò che sono. La canzone più recente è ‘Vergine Europa’, un mambo che richiama i primi passi dell’Europa intesa come comunità etica e culturale, un brano che fa trapelare una visione critica dell’Europa attuale. In esso è contenuto un riferimento alle origini antichissime dell’Europa collocate in Grecia, evidenziando la fragilità dell’idea attuale di Europa e la scarsa tensione ideale degli europei di oggi. Altro brano piuttosto recente è ‘Canti di Rino’, dedicato a Rino Gaetano, metafora di una gioventù vitale e non ipocrita. Mi rivolgo a lui come simbolo di uno spirito di gioventù combattiva di cui si ha necessità. È un forte richiamo alla libertà che sarebbe piaciuto a Rino Gaetano. Il ritmo qui è moderno con pregevoli inserimenti jazz di Rocco Riccelli. ‘Come Charlot’ è imperniata sull’accostamento della figura di Charlie Chaplin a quella di Massimo Troisi. In un’Italia piena di difficoltà sociali c’è bisogno di ironia e di sorriso. Due caratteri che Troisi ha incarnato magnificamente, così come Rino Gaetano a sua volta aveva profuso schiettezza e arguto senso critico. L’Italia in un momento difficile della sua storia ha bisogno di sorriso e ironia”.
Accenniamo alle altre tracce, tra le quali qualcuna nel titolo si rifà ancora ai miti greci e mediterranei: “È vero – conferma Salvatore Gullì - come in ‘Argonauti’, altro brano recente. Gli Argonauti andarono alla conquista del Vello d’oro. Per analogia, i contemporanei dovrebbero con tenacia mettersi alla ricerca dei valori più veri che arricchiscono sul piano etico. Nella canzone sollecito a volgere lo sguardo al bello che ci circonda, ai boschi incontaminati, alla luce solare che riscalda anche la nostra anima, alla vita che in vari modi ci chiama invitandoci a viverla più intensamente. In ‘Nanà’ presento una figura femminile che arriva al Sud per poi ripartire, donna capace di portare luce e vita. ‘Fiaba’ vuole rappresentare l’amore che non può che essere idilliaco quando attraversa il periodo felice dell’innamoramento. Poi c’è ‘Dissenso’, la canzone più critica verso l’attualità politica, una sorta di manifesto di contrarietà rispetto a scelte politiche che hanno finito per assecondare oltre misura i poteri finanziari sempre più invasivi rispetto alla nostra democrazia e alla nostra vita. Per ultimo ‘Folle’, brano che riporta un momento di pura disperazione, quando si chiede all’amore non corrisposto di sottrarsi finanche al pensiero. La fuga disperata da uno stato di dolore dapprima individuale che poi diventa espressione di sofferenza universale. Tengo a sottolineare che, nell’assemblare tutto questo, ho inteso valorizzare professionalità e sensibilità di tutti i musicisti. Senza falsa modestia posso affermare che Il contributo che hanno dato alla riuscita del disco dimostra che in Calabria è possibile produrre opere artistiche di rilievo”.
Questo è il mondo musicale dell’avvocato, amministrativista e civilista Salvatore Gullì. Va da sé che per essere compreso a fondo, il lavoro va ascoltato con attenzione più che raccontato. Chi vuole può al momento svolgere una ricerca sulla rete citando l’autore o il titolo dell’album, che si trova sulle più diffuse piattaforme digitali. Per una più compiuta promozione, che non mancherà, occorre attendere più miti frangenti epidemiologici. Quando sarà, si spera presto, Gullì ha in animo di partecipare alle più consolidate rassegne cantautorali, intitolate a Tenco, a Ciampi e ad altri. Mentre altri lavori seguiranno, l’avvocato intanto va affermandosi con una sua precisa personalità, in cui si ritrovano echi di Bertoli, di Graziani e di Ruggeri. Impressioni, naturalmente. Che, in ogni modo, lo accostano al versante combattivo, finanche romantico, della canzone d’autore.