Secondo lo scrittore inglese Aldous Huxley, “Dopo il silenzio, ciò che meglio descrive l'inesprimibile è la musica”, mentre Khalil Gibran scriveva:
“La musica è la lingua dello spirito. La sua segreta corrente vibra tra il cuore di colui che canta e l'anima di colui che ascolta”. Colui che canta è Augusto Favaloro, cantautore calabrese di successo. Le movenze da “Molleggiato”, l’entusiasmo di un bambino e due occhi furbi come il Gatto e la Volpe di Collodi. Augusto è un ciclone travolgente che parla al mondo attraverso un linguaggio moderno ma dal cuore retrò.
Augusto come nasce la passione per la musica?
La passione per la musica nasce prima come ascoltatore. Da piccolo venivo considerato un adolescente anomalo perchè ero solito ascoltare i dischi di mio padre: musica francese anni '50-'60. Musica introvabile e antica, dalle varie nazionalità. Mettevo su il giradischi, le cuffie e partivo mentalmente per viaggi e mete incredibili. Degli artisti italiani amavo Gino Paoli, Luigi Tenco, Umberto Billi, tant'è che, quando poi uscivo con gli amici, non perdevano tempo nel prendermi in giro per i miei gusti musicali. Alla lunga, però, già maggiorenne, c'é stato un richiamo agli anni '60; ho anticipato degli ascolti che poi anche i miei coetanei hanno compiuto. A casa possedevamo un grande pianoforte che nessuno della famiglia suonava, nonostante qualche maestra fosse venuta a dare lezioni di piano. All'improvviso ho iniziato a suonare ad orecchio, imparato i primi accordi e cominciato a scrivere le prime canzoni. Testi che hanno comunque sempre parlato di ciò che mi accadeva: la ragazza che mi lasciava, la macchina che mi era stata rubata e così via. Questo modo di scrivere é andato sempre ad aumentare finché non mi sono ritrovato con un numero considerevole di canzoni. Ma - e avevo capito tutto - io non avrei mai voluto divulgare le mie canzoni. Le scrivevo per tenerle per me, come fosse una sorta di psico-terapia. Mi vergognavo sia farle sentire che io a cantarle. Dopodiché, tutti gli incastri della vita mi hanno portato ad oggi, a questo.
Quando hai capito che la tua passione poteva diventare qualcosa di produttivo e quindi lavorativo?
Sicuramente a Milano, dove con la band "Le sfere cristalline concentriche", tutti ragazzi di Reggio Calabria, abbiamo dato il via a tutto, restando sempre ad un passo da quello che per molti può essere il vero successo. Dall'ospitata in Mediaset dalla De Filippi a Rai3, i concorsi vinti, i contatti con i discografici... Eravamo ormai dentro il meccanismo, ma essendo molto inesperti, avendo pochi brani e senza un manager, presto diventò una sorta di frustrazione. Anche il mio scrivere era fine soltanto al raggiungimento di qualcosa. Quindi - in realtà - in questi ultimi due anni a Reggio ho capito che non puoi andare per locali a cantare una ventina di tuoi brani che non conosce nessuno, ma coinvolgere il pubblico in qualcosa di bello e che questo può diventare davvero un lavoro. Per quanto riguarda il lavoro legato alle mie canzoni d’autore, so - perché l’ho visto con i miei occhi – che hai bisonogno necessariamente di un capitale iniziale o comunque l’apertura di una porta, un contatto, qualcosa da cui partire. Non esiste più il mito degli anni Sessanta dove l’impresario ti scopriva, investiva su di te, ti pagava…adesso le etichette discografiche indagano su quanti follower hai al seguito, quante presenze hai registrato ai concerti, e su quei dati elaborano i loro investimenti, a discapito della qualità dei brani che gli vengono proposti.
Quanto c’è della tua terra nelle tue canzoni?
Della mia città, della mia terra nelle canzoni che scrivo c’è tutto, perché comunque Reggio è una città “schizofrenica”: se tu togli una serie di dinamiche negative che sono nascoste “sotto” noi umani, “sopra“ si rivela la cosa più bella, più dolce, ciò che può farti meditare, rilassarti e sentire in pace. Sopra in un modo, sotto in un altro (citando Stranger Things ed il mondo del Sottosopra). Essendo io così di carattere, come il pianoforte composto da tasti bianchi e tasti neri, dove tutto è bene e tutto è male, felicità e infelicità, in un certo senso, mi sono trovato in tutto questo. La mia musica è molto schizofrenica, ma più che altro tutto può succedere da un momento all’altro.
Possiamo azzardare che la Calabria è una sorta di habitat creativo?
Beh a Crotone abbiamo avuto la scuola di Pitagora, a Reggio abbiamo dato I natali a diversi poeti e filosofi. Sicuramente nell’aria c’è un’energia magica che qualcuno ha saputo cogliere, ma come succede in tutte le cose, i volti della medaglia sono sempre due. Per ciò, secondo me, questo posto è diventato così assurdo: la città beneficia solo di due rotte aeree, come se si tendesse a voler isolare tutti. Qualcosa di così strano che però rispetto ad altri luoghi turistici tutti simili tra loro, capisci che nel paragone siamo gli unici a conservare ancora la nostra identità. Una Calabria chiusa - credo che ci sia qualcosa che sfugge ai nostri occhi. Com’è possible che in altri siti molto meno affascinanti della nostra regione, siano più avanti di noi? Il punto è investire nei collegamenti con il resto del mondo, è lì che insisterei perché è l’unica cosa che ti mette in connessione con altre culture, perché altre culture portano idee nuove. Sono stimoli che rompono quella bolla in cui noi stessi ci ritroviamo chiusi. è bello avere forza dagli altri e coinvolgersi a vicenda, è il succo della vita.
Dove ti vedi tra dieci anni?
Mi sto rendendo conto che c’è troppa difficoltà nell’uscire con cose nuove, e quindi, arrivato ad un certo punto spero di non dovermi ritrovare ad un bivio dove l’alternativa è scrivere 16 canzone spagnole e cantare a Siviglia. Sicuramente non vorrei mai ritrovarmi tra dieci anni a suonare sempre nello stesso locale con le stesse canzoni.
È da poco uscito il tuo ultimo singolo, Doppio Bacio…
Doppio bacio è il mio ultimo singolo ed è una sorta di sottotraccia di quanto abbiamo detto prima: un brano di partenze, ritorni, i costi del viaggio per tornare a casa. Parla di un amore, un amore per un trolley destinato ad un addio! Rispetto al successo estivo del tormentone “Tonnara di Palmi”, Doppio Bacio è un brano più impegnativo, una ballata romantica ricca di poesia. La regia del video, dallo stile alla Charlie Chaplin ma 3.0, è di Sergio Puglia e chiude la trilogia composta da “Tapis Roulant” e “Love in Reggio Life”, diretti da Gabriele Morabito e Dave Nucera. Tre registi, tre stili diversi che vogliono sottolineare tre elementi: in Tapis Roulant l’essere positivi anche quando tutto va storto; l’essere spensierati e felici con poco con Love in Reggio Life, e – infine – con Doppio Bacio la bellezza del ritorno. Partire per tornare perché Reggio è sempre pronta ad accoglierti.