Il Terzo Settore: ponte non solo immaginario, ma spesso reale e tangibile, tra la persona e la società, tra chi vive piccole o grandi difficoltà e chi si spende per rendere meno arduo il percorso della vita.
Un ambito che nasce e cresce tra le maglie della solidarietà e dell'assistenza a tutto tondo, garantendo beni e servizi per la collettività senza scopo di lucro e che, per queste sue fondamentali caratteristiche, rappresenta un pilastro particolarmente importante per la fasce più disagiate della popolazione e per aree geografiche in cui determinate problematiche risultano scandire il tempo in maniera più incisiva. Oggi siamo di fronte ad una nuova fase che coinvolge tutta la serie di enti che, a vario livello, operano nel no profit. La cosiddetta riforma del settore, infatti, si è sviluppata ponendosi, come linea guida principale, la volontà della semplificazione di questo delicato circuito, con tutte le ricadute positive che essa comporterebbe. Ne parliamo con il calabrese Luciano Squillaci, vicepresidente del Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato e presidente della Federazione italiana comunità terapeutiche, nonché già portavoce del Forum del Terzo Settore.
Si sta andando incontro ad un cambiamento. Quale l'innovazione che lei ritiene più incisiva in questo percorso?
“Sicuramente il fatto che la riforma garantisca un salto di qualità rispetto il riconoscimento del Terzo Settore in quanto tale con una normativa specifica che lo consideri nel suo insieme e non in base ad ambiti slegati. Parliamo, infatti e finalmente, di un 'sistema' senza fini di lucro che viene inteso come soggetto che si occupa di attività di interesse generale ed attraverso il quale realizzare diritti garantiti”.
In che contesto si sviluppa questa riforma, specialmente nei riguardi di una realtà come quella calabrese?
“Oggi dati e statistiche ci forniscono un quadro nel quale la povertà vive un particolare incremento, per cui la necessità di un accompagnamento delle istituzioni attraverso una società che si organizza è indispensabile. A maggior ragione in Calabria, avere un riferimento per realizzare percorsi programmatici e di concertazione, credo sia una ripercussione altamente significativa. Vi è un interlocutore riconosciuto con beneficio per tutti, un soggetto cui rivolgersi. Inoltre, le potenzialità che ci offre il progetto del registro unico, e pubblico, divengono un'assicurazione per il cittadino, per gli Enti del Terzo Settore e per le Istituzioni stesse, poiché quest'ultimo andrebbe ad intervenire secondo principi ben precisi: requisiti di chi è sul campo, maggiore competenza, incrementata attenzione ed, in primis, piena trasparenza”.
Come si traducono, in termini pratici, tali elementi di garanzia?
“In estrema sintesi, a fronte del registro, ci si muove in un ambito che permette, da un lato, l'individuzione immediata di chi si muove nel settore senza improvvisazione alcuna, mentre dall'altro, il riconoscimento, appunto, di determinati requisiti comporta anche, da parte di organizzazioni ed enti, un innalzamento dei livelli di qualità. Ecco perchè era, ed è, molto attesa la spinta propulsiva di questa Riforma, che deve essere ultimata riguardo alcuni decreti attuativi andando anche verso le modifiche degli Statuti entro i primi di febbraio del prossimo anno”.
Quali, a questo punto, i prossimi step da compiere?
“L'auspicio è di un'accelerazione nella determinazione degli elementi incompleti. In una terra come la Calabria, in tal senso, il tempo è prezioso ma confidiamo nella sensibilità degli organi preposti affinchè l'iter possa prendere la strada verso una sua definizione. Il fulcro di tutto è l'operatività, il fare rete tra tutti gli attori coinvolti per accompagnare concretamente in questa avventura il Terzo Settore e il mondo della pubblica amministrazione, sia a livello di progettazione e cooperazione che in ambito di informazione e formazione. In quest'ottica, il Forum del Terzo Settore (nel 2017 il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha reso noto che il Forum del Terzo Settore è risultato essere l’associazione di enti del Terzo settore maggiormente rappresentativa sul territorio nazionale n.d.r.) e i C.S.V. hanno l'obbligo istituzionale di preparare il volontariato sugli assetti che caratterizzano la riforma. In particolare, i Centri di Servizio per il Volontariato già da un anno stanno lavorando su tali direttrici, dal momento che adesso non si è più organizzazione generale di volontari, ma soggetti che praticano il volontariato”.
Guardando ad un mondo che si occupa di tanti aspetti diversificati pur se inglobati in un obiettivo convergente, ci indichi due parole chiave attorno le quali improntare idee di crescita sociale.
“Sinergia e persona. Credo, infatti, che quando si riesca ad innescare, tutti insieme, azioni il cui motore sia l'essere umano, prendano vita una serie di effetti le cui consueguenze ricadranno, inevitabilmente e positivamente, non solo sui soggetti destinatari degli interventi previsti, ma sull'intera comunità”.