Salvatore Berlingò che ha già messo in campo una serie di iniziative che porteranno in riva allo stretto il vicepresidente della Corte Costituzionale dott. Aldo Carosi, lo storico di fama internazionale Franco Cardini e l’Amministrativista prof. Franco Gaetano Scoca.
Radicata nel territorio reggino, l’Università è sempre in continua evoluzione e vuole farsi agente dello sviluppo di questo territorio e di questa città nel senso dell’internalizzazione.
Questo l’obiettivo del Rettore Salvatore Berlingò che nel mese di marzo ha inaugurato il corso di laurea triennale per mediatori per l’intercultura e la coesione sociale in Europa che il Ministero dell’Università in collaborazione con il Ministero degli Interni ha sponsorizzato mettendo in contatto l’Ateneo reggino con la comunità di Sant’Egido con cui è stata creata una confederazione per trasformare i corridoi umanitari in aule. Un’Università che dal punto di vista del riconoscimento legale è ormai attiva da dieci anni, ma una realtà presente sul territorio già dagli anni 80 con un consorzio promotore che aveva come obiettivo proprio il riconoscimento ottenuto nel 2006/07.
Magnifico Rettore, possiamo definire la “Dante Alighieri” un’Eccellenza Reggina?
<<Credo proprio di si. La “Dante Alighieri” si piazza al terzo posto su quindici università della stessa grandezza. Queste classifiche vengono redatte nell’ambito del terzo settore ovvero delle attività di cui si spende un’università per porsi al servizio del territorio che è stata la vocazione originaria e principale della “Dante Alighieri” senza essere doppioni di altri enti con dei programmi di studio che oggi non esistono in altre facoltà vicine. I nostri programmi sono stati indirizzati sin dall’inizio alla figura dei mediatori interculturali e della formazione di risorse umane che siano capaci di porsi in rapporto con gli stranieri permettendo loro di integrarsi al meglio nella nostra cultura. Obiettivo diventato oggi di grande attualità considerando i flussi di mobilità internazionale che interessano il centrodel Mediterraneo>>.
Come giudica la fuga di massa dai paesi poveri o colpiti da guerre?

Che cosa occorrerebbe fare per aiutare popoli in fuga e qual è l’impatto culturale che si ha sugli assetti delle società occidentali?
<<Non ci si può nascondere che la reazione culturale più diffusa nelle società occidentali sia quella della "paura" nei confronti della presunta minaccia di una colonizzazione ribaltata nei confronti delle società occidentali, atteso anche il loro calo demografico, il declino della fase di sviluppo in molte di dette società e quindi il ricorso a chiusure identitarie e "sovraniste", ossia ad atteggiamenti di mera difesa della sovranità nazionale, facendo molte volte appello alla "purezza" dei valori tradizionali in esse coltivati. Si impone quindi una azione che faccia acquisire alle società occidentali la consapevolezza che il loro portato di civiltà non è più agevolmente esportabile e deve invece aprirsi ad un confronto con le civiltà e le culture di cui sono portatori proprio i migranti. Proprio questa apertura ad un confronto ed ad un dialogo nella prospettiva di un reciproco accoglimento è la migliore strategia per evitare conflitti o atti di terrorismo da parte di esponenti di culture "estranee". Del resto i paesi occidentali, ed in primo luogo quelli europei devono ricordare che la loro civiltà è nata e si è imposta in quanto frutto dell'incontro attraverso e lungo i secoli di patrimoni culturali diversi riferibili all'antica Grecia, alla civiltà Romana, a quella bizantina, a quella araba-normanna, e via via fino a quella gotica, a quella sveva, a quella aragonese, a quella borbonica, ecc. ecc.

Cosa cambia con l’avvento della città metropolitana?
<<Direi che cambia poco, ma Reggio deve meritare di essere effettivamente in linea con questa qualifica e lo potrà fare se riscoprirà la sua antica vocazione. Abbiamo nel nostra DNA una vocazione ad essere multiculturali e a far dialogare le varie cultureed a proprio questa l’attitudine che come università intendiamo riprendere e valorizzare. Sono stati indetti dei corsi di laurea rivolti a migranti e stranieri residenti che arrivano da tutte le parti del mondo registrando la presenza di settanta paesi differenti. Questa città deve tornare ad essere multiculturale e cosmopolita oppure non ha un suo vero e proprio futuro rischiando di rimanere marginalizzata. Tanto dipenderà anche dai mezzi di trasporto: senza un reale funzionamento a cominciare dall’aeroporto, è veramente difficile far arrivare a Reggio Calabria gli allievi e studiosi stranieri.

Un vero e proprio gioiellino, possiamo definirla cosi la sede dell’Università “Dante Alighieri”?
<<Si, ma occorre che ci sia anche un’attenzione dei responsabili politici della città metropolitana nei confronti di questa realtà che oggi non ha un sede di proprietà, ma è un bene culturale, un gioiello al centro di Reggio. Confidiamo – conclude il Magnifico - che la nostra Università possa essere riportata pienamente al suo splendore e costituire anche oggetto di visite dei turisti e sede di esposizioni di eventi>>.