Un sogno artistico colorato, terreno e metafisico che prende forma nel cuore dell’Aspromonte.
L’immagine forte del museo laboratorio “Musaba” ha così ispirato un docufilm: “Il sogno di Jacob”, diretto da Luigi S. Veneziano sulla vita artistica di Nik Spatari, uno dei più grandi artisti contemporanei. Il trailer e alcuni spezzoni del docufilm sono stati presentati nella sala blu della Cittadella regionale a Catanzaro, oltre al regista c’erano: Hiske Maas, co-fondatrice con Spatari del Musaba, lo scrittore e giornalista Gioacchino Criaco, il vicepresidente dell’associazione “Le Sei Sorelle” Francesca Florio e il presidente della Calabria Film Commission Giuseppe Citrigno. Diretto da Luigi Simone Veneziano e prodotto dall’associazione culturale Le Sei Sorelle, il docufilm è realizzato grazie ai fondi Pac della Regione Calabria per la valorizzazione del sistema dei beni culturali calabresi, e al sostegno della Fondazione Carical; il progetto ha il patrocinio della Calabria Film Commission e del Parco nazionale dell’Aspromonte.
L’opera non è un semplice documentario, è piuttosto a metà strada tra docu-fiction e mockumentary. Gli elementi reali e immaginari si fondono, creando un gioco di metacinema.
Anche gli stessi protagonisti “veri”: Nik, Hiske, lo scrittore Gioacchino Criaco, sono stati coinvolti in un’atmosfera onirica e surreale. Cinema e presente si sono rimescolati nelle scene in cui la troupe vera e quella finta sono diventati parte di un’unica storia. Ma da dove nasce il titolo del docufilm? “Il sogno di Jacob” è il nome di uno dei capolavori più famosi del maestro Spatari che, tra gli anni Sessanta e Settanta, ha fondato insieme alla sua compagna Hiske Maas, il Musaba: un museo laboratorio nel cuore dell’Aspromonte. Il docufilm, narra in chiave metacinematografica, intervallando momenti reali a frammenti di fiction, la storia di Spatari, dall’infanzia fino ad oggi, arricchita da video inediti d’epoca. Quella che viene fuori con estrema potenza è l’immagine del mondo creativo del grande artista calabrese amato da Picasso e Cocteau, il rapporto con la sua terra, le lotte sostenute con Hiske per difendere il Musaba, l’influenza di Michelangelo e la riscoperta dei colori dell’Aspromonte dopo il periodo parigino e milanese.
Un’opera cinematografica nata, come spiega il regista due anni fa. «Ho visitato il Musaba e ho capito che la storia di Nik e Hiske meritava di essere raccontata in un modo diverso; per questo con la sceneggiatrice Alessia Principe, abbiamo scelto la chiave metacinematografica: un’alternanza tra documentario e fiction, in cui protagonisti assoluti sono le vite di questi due grandi artisti che hanno creato qualcosa di incredibile nel cuore dell’Aspromonte. È stata un’esperienza molto forte, consiglio a tutti di vivere il Musaba dal di dentro, come abbiamo fatto noi».
«Qui in Calabria abbiamo la fortuna di avere uno dei più grandi artisti viventi, che paradossalmente è più conosciuto fuori che qui. Finalmente con questo film lo conosceranno tutti» sono state le parole dello scrittore Gioacchino Criaco che nel film interpreta se stesso. Hiske Maas, artista e co-fondatrice del Musaba insieme al marito Nik Spatari, ha lanciato un appello perché le istituzioni non trascurino il Musaba: «Mi piacerebbe che si guardasse non solo al passato ma anche al presente e al futuro, e il Musaba è il futuro artistico della Calabria. Abbiamo bisogno di giovani che condividano questo progetto di cui si deve parlare sempre di più».
"Il sogno di Jacob", parla di una troupe, diretta da un regista dal passato brillante ma dal presente tormentato, che deve raccontare il Musaba e Nik per un servizio televisivo. Il regista, Salvo (interpretato dall’attore Francesco Paglino) dopo l’incontro con Nik ritroverà se stesso. Nel cast anche lo scrittore Gioacchino Criaco, autore di bestseller come “Anime nere”, “Zefira” (Rubbettino) e “La maligredi” (Feltrinelli), che nel film interpreta se stesso. La sua scena, carica di emozione, è un documento eccezionale che racconta un pezzo di storia calabrese in modo rivoluzionario e illuminato. Con lui Nik parla della bellezza della grande “‘ombra lucente”: l’Aspromonte.
La lavorazione del docufilm è iniziata nel maggio del 2018, dopo i primi sopralluoghi al Musaba effettuati un anno prima. La chiave narrativa, scelta dal regista Veneziano e dallo sceneggiatore, la giornalista Alessia Principe, è stata quella del racconto metacinematografico, per rendere la storia di Nik Spatari, di Hiske Maas e del Musaba, un viaggio onirico nel tempo, fuori dai canoni del documentario classico. La troupe ha girato nel mese di luglio 2019, rimanendo all’interno del Musaba per cinque giorni e cinque notti. Mentre prendeva forma la storia di Salvo, regista senza più passione, la magia (vera) del Musaba permeava la lavorazione, creando un legame tra il racconto diegetico ed extradiegetico del film. Le atmosfere dell’Aspromonte e i racconti emotivamente coinvolgenti di Nik, hanno contribuito ad arricchire il film di elementi nuovi e inaspettati.