
Il “piccolo libro” de “La Torre de la Marchesa” ha dunque la natura di un libro delle ricordanze. Corredato da carteggi, istantanee, ritratti e documenti conservati negli archivi di stato di Roma e Cosenza, non racconta solo la storia di una casa e della sua torre. E’ l’inizio di un viaggio. Una partenza per un luogo, le origini di un itinerario sconosciuto e già prestabilito dall’infanzia. Il luogo o il momento in cui intraprendere qualcosa di nuovo. Le sue pagine consegnano al lettore il resoconto di una nostalgica navigazione tra i ricordi autobiografici e le narrazioni biografiche di una donna “intraprendente e coraggiosa”, seppur oggi dimenticata. L’incipit letterario de “la Torre della Marchesa” tradisce la vera essenza del testo narrativo. Il viaggio condotto a ritroso nel tempo consente all’autrice di far rivivere con veridicità e mestizia l’immagine di una nobildonna colta ed emancipata, il cui ruolo fu di primissimo piano negli avvenimenti del primo cinquantennio del secolo scorso. Una donna di inconsueta bellezza che indusse D’Annunzio a definirla nelle liriche dell’Alcyone “Madonna Silana” e Gino Severini, celebre pittore del futurismo, a ritrarla “bellissima e affascinante” in un dipinto del 1937. Immortalata anche da Ghitta Carrell, fotografa e ritrattista italiana di origine ungherese tra le più quotate degli anni ’30, la marchesa De Seta Pignatelli lascia una traccia indelebile nelle vicende storiche e culturali del suo tempo, del nostro tempo.

Un testo denso di richiami e intrecci storici a cui si alternano quelli intimi e personali della scrittrice indissolubilmente legati a quelli della marchesa. Ma chi era Maria Elia De Seta Pignatelli di Cerchiara? “Maria Elia De Seta (in prime nozze) Pignatelli di Cerchiara (in seconde nozze) nacque a Firenze il 24 Marzo del 1894, figlia di Beatrice Benini e Giovanni Emanuele Elia, ammiraglio noto per aver inventato armi subacquee come le torpedini da blocco. [...]Era cresciuta a La Spezia dove nacque la sorella Lisi, e a giudicare dalla sua immensa collezione di libri era estremamente colta e parlava correttamente francese, inglese e tedesco. Maria e Lisi furono educate in collegi in Inghilterra e Germania. Maria si sposò giovanissima ed il suo matrimonio nel 1918, a dire di sua madre fu fastoso, costando all’epoca 50.000 Lire!” . Sposa in prime nozze del marchese Giuseppe De Seta, figlio del prefetto di Palermo e deputato al Parlamento per il collegio di Catanzaro, Maria Elia diviene madre di quattro figli, Francesco, Emanuele, Bona e Vittorio, le cui illustri storie personali risulteranno fortemente condizionate dalla sua particolare sensibilità materna. Nel testo numerosi sono i riferimenti alle loro vite. La carriera di Francesco ed Emanuele, piloti pluridecorati della Regia Aeronautica; la prigionia di guerra di Vittorio, regista e sceneggiatore scomparso nel 2011 e i cui lavori sono in assoluto tra i massimi capolavori della storia del cinema, non solo italiano. E poi c’è Bona, madre dell’autrice, i cui ricordi riaffiorano nel racconto dell’ infelice epilogo della torre e dei suoi avvincenti protagonisti.
“Giunta in Calabria nel 1919, Maria De Seta era diventata un’importante esponente dell’elite socio culturale d’Italia. Trascorreva molto tempo in Calabria, nella sua villa di Buturo in Sila e nella sua tenuta di Sellia Marina. Nel 1923 diresse la scuola di avviamento al lavoro di Catanzaro e fu grande promotrice culturale. Intratteneva salotti ben frequentati nel suo Palazzo Forcella de Seta di Piazza Kalsa a Palermo ed anche nella casa di Piazza Farnese a Roma. Seguì nelle loro campagne di scavi gli archeologici Paolo Orsi, Umberto Zanotti Bianco ed Edoardo Galli,che la nominò primo ispettore onorario delle antichità di Calabria”.

“Ripensavo ai tempi mitici quando la Calabria, la vera Italia, non ancora dominata dalla miseria, offriva l’aspetto di un paradiso ai naviganti che venivano dal mare e agli abitanti che scendevano dalla montagna”. Un racconto nel racconto, quello di Francesca Simmons Pomeroy, che consente al lettore il passaggio da un nucleo narrativo ad un altro senza tuttavia condizionarne l’intreccio e il filo conduttore originario: la storia della casa.
“La casa che Maria de Seta costruì in Sila annessa alla Torre copriva una superficie di 3100 metri quadri ed era costruita interamente in legno su una proprietà di oltre 160 ettari che, secondo il catasto, comprendeva anche una chiesa, una villetta, fabbricati vari per scuderie e casette di villeggiatura. Venivano spesso ospitati personaggi illustri, non solo politici, ma anche artisti, scrittori e persone che arrivavano dall’estero a trovare Maria de Seta”.
Tra gli ospiti più frequenti l’esponente fascista calabrese, Michele Bianchi, segretario generale al ministero degli Interni del primo governo Mussolini, segretario del Partito nazionale fascista fondato nel 1921 nonché ministro dei Lavori Pubblici del Regno d’Italia nel 1929. Ricordi e racconti che riemergono nelle memorie dell’autrice e che terminano il “libricino” con la narrazione dell’incendio e della distruzione della tanto amata casa in Sila. Un triste esito, quello del 1942, a cui si aggiunge la morte di Francesco, avvenuta soltanto un anno dopo a causa di un incidente aereo, e quello della scomparsa di Maria Elia, deceduta nel 1968 in un altro tragico incidente proprio sulla strada che da Nicastro a Catanzaro ricongiunge i due mari. Di lei si ricorda e si celebra poco. Nel 1946 fonda il Movimento Italiano Femminile, associazione che promuove l’immagine della donna in Italia, proponendo il diritto alla retribuzione delle casalinghe. “Nominata vicepresidente dei Castelli, si impegna per la protezione, la tutela e la salvaguardia dei beni culturali della Calabria, creando veri gruppi di lavoro e campagne di scavi archeologici”. Eppure l’indubbia statura sociale e intellettuale della marchesa sembra oggi caduta nell’oblio. Una donna ante litteram, emancipata e moderna di cui, tuttavia, si è persa memoria. Quasi niente resta dell’intero complesso e della sua Torre, abbattuta dal tempo e dall’incuria cosi come del sepolcro in cui la marchesa e due dei suoi figli, Francesco ed Emanuele, riposano. Si tratta di una storia piena di fascino che merita un supplemento di approfondimento e una rivalutazione culturale, scevra da qualsivoglia implicazione politica. “Brutta costumanza la dimenticanza”. Ha ragione Romano Pitaro, a sottolineare in un articolo dello scorso agosto sul Corriere della Calabria (http://www.corrieredellacalabria.it/cultura-e-spettacoli/item/48685-la-tomba-indegna-della-marchesa) lo stato di abbandono in cui verte la sua tomba tra i cipressi del cimitero di Sersale. Dentro l’urna nessun conforto di pianto per la marchesa. Nessuna corrispondenza di amorosi sensi. Vicino alla sua amata Sila, giace dunque, dimenticata la marchesa Maria Elia De Seta Pignatelli di Cerchiara.
Titolo:
La Torre della Marchesa
Autore: Francesca Simmons Pomeroy
Editore: Cortonagrafica
Anno edizione: 2016
Reparto/Genere: Narrativa italiana
Pagine: 70 p..
Formato: Brossura