Una delle tante eccellenze calabresi che ormai da anni lavarono e vivono lontano dalla Calabria. Gaetano, meglio conosciuto Nuccio, Chiricolo, è un cardiologo interventista e professore universitario presso il Policlinico Universitario di Tor Vergata in Roma. Una vita dedicata alla medicina e alla specializzazione in cardiologia. Alcune brevi parentesi in Calabria, al Riuniti di Reggio Calabria e al Sant’Anna Hospital di Catanzaro, e poi numerose esperienze all’estero tra cui quella in India presso il reparto di cardiologia dell’AIIMS New Delhi, guidato dal direttore prof. Balram Bhargava.
Da dove nasce la sua passione per la medicina? Perché ha scelto la specializzazione in cardiologia?
“Lunga storia. Bisogna risalire al 1977. Il 22 febbraio giorno del mio compleanno (12 anni), mio zio che viveva in casa con la mia famiglia ed a cui ero legatissimo venne colto da infarto e rischiò di morire. Credo che da quel momento nacque la mia passione per la cardiologia, conoscevo tutti i farmaci cardiaci sin da adolescente, mi veniva naturale comprendere meccanismi di azione, effetti, razionale d’impiego. Si usava ancora la papaverina (nome commerciale Pameion), lo strofanto (Kombetin), il trattamento dell’infarto era l’immobilizzazione a letto, non esistevano ancora le UTIC. Il Dott. Adornato era un pioniere per la realtà reggina, gli salvò la vita applicando per via brachiale un pace-maker temporaneo.”
Dal 2005, è docente dell’Università di Tor Vergata in Roma. Una carriera strettamente collegata allo studio…
“E’passato così tanto tempo…! Quando arrivai al policlinico Tor Vergata c’era tutto da costruire. Il prof. Romeo prese le redini della cardiologia e costruì in breve tempo una realtà moderna ed efficiente. Dal 2005 faccio parte del team che tratta l’infarto acuto in emodinamica. Ho avuto l’onore di eseguire il 7 maggio del 2005 la prima angioplastica primaria a Tor Vergata, ricordo che era un ramo marginale e ottuso. Quel paziente che giunse in arresto cardiaco al P.S. è diventato un mio amico e sta bene a distanza di 13 anni. Oggi insegno Diagnostica invasiva per la Scuola di Specializzazione in Cardiologia ed ho l’insegnamento di “malattie dell’apparato cardiovascolare” nel corso di laurea Triennale di “tecniche di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare” e lo stesso insegnamento nella laurea triennale in “scienze infermieristiche”. Da settembre sono anche il responsabile dell’UOS U.T.I.C. Quindi impegno il mio tempo a formare nuovi emodinamisti, nuovi cardiologi, nuovi infermieri e per fusionisti. Forse l’aspetto più gratificante è proprio quello di mostrare a chi verrà dopo di noi, la strada che dovrà necessariamente portare a nuove mete e conoscenze. Ma la cosa più importante è trasmettere un concetto su tutti, che il nostro lavoro nasce da principi morali che dobbiamo avere sempre il coraggio e la forza di trasformare in comportamenti etici, quindi capire che il nostro è un lavoro particolare, una missione che è ben compiuta se manteniamo al centro del nostro lavoro il benessere del paziente.”
Nel 2003, un’esperienza prestigiosa e importante quella in India, dove ha ricoperto l’incarico di cardiologo interventista presso AIIMS New Delhi con il famoso direttore Balram Bhargava. Quali sono i ricordi che porta con sé?
“Ho bei ricordi di quel periodo e di quella che considero l’esperienza che mi ha cambiato dal punto di vista professionale. Ho lavorato tantissimo in un centro ad altissimo volume. 8 sale di emodinamica con 80 pazienti al giorno da studiare. Il dottor Balram Bhargava, già direttore generale presso il Consiglio indiano di ricerca medica, e Segretario del Dipartimento di ricerca sanitaria del Ministero della Salute a Nuova Delhi, per me rappresenta un grande maestro. Un professionista in grado di fare con una semplicità disarmante anche le cose più complesse. Sono arrivato il primo sabato di luglio, ho acquistato il quotidiano ed ho visto il titolo che sottolineava la gravità dell’epidemia che stava colpendo il nord dell’India, “Epidemia di Dengue, la febbre spacca le ossa”. Vettore: la zanzara aegypti. La zanzara punge solo nelle ore diurne. Soluzione… entrare in ospedale con il buio ed uscire con il buio. Così è stato per i primi tre mesi. E poi oltre il lavoro la scoperta di una civiltà molto diversa dalla nostra con tradizioni antichissime. Un’ esperienza completamente diversa da un viaggio in vacanza. Ovviamente!”
Dal 2011-2012 ha ricoperto l’incarico di Dirigente Medico Cardiologo interventista, presso l’Azienda Ospedaliera Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio Calabria. Perché non è rimasto?
“Per qualche mese, dal gennaio 2011 a luglio dello stesso anno ho lavorato, sempre in Calabria, presso il Sant’Anna Hospital. Ho un ottimo ricordo di tutte e due le esperienze. Il centro di Catanzaro era una struttura efficiente, ben organizzata con personale di ottimo livello, tanti amici che in parte venivano da Roma che conoscevo e con cui avevo già lavorato. Reggio era una città diversa da oggi, con prospettive diverse, con una grande speranza di crescita nell’immediato futuro. Eravamo sul punto di partire il Centro Cuore. Ho atteso sino al dicembre del 2012, ma gli eventi politici culminati con il commissariamento del Comune di Reggio, hanno gettato più ombre che luci sull’immediato futuro della città ed a quell’epoca il Centro Cuore venne bloccato come progetto. A malincuore presi atto della poca lungimiranza degli amministratori di allora. Sono contento che poi “ll Centro Cuore” sia stato attivato. Spero che diventi una realtà sempre più efficiente. In emodinamica ho lavorato benissimo ed ho lasciato ottimi medici, supportati da infermieri eccellenti che con grandi sacrifici hanno garantito un servizio adeguato. Ho conservato con loro tutti un ottimo rapporto e passo volentieri a salutarli quando ritorno a Reggio.“
Cosa secondo Lei manca alla sanità in Calabria per raggiungere gli standard delle regioni italiane virtuose?
“Purtroppo tantissimo. E non solo come risorse. Manca qualcosa a noi come cittadini… manca il senso delle istituzioni. Il confine tra un diritto ed una concessione, non viene percepito. Viviamo ancora una cultura feudale in cui anche il diritto è chiesto come un favore, dove chi amministra si comporta come un padrone. E non dovrebbe essere così.”
Visto l’ottimo ricordo che ha lasciato in Calabria, in un futuro più o meno lontano, ci saranno possibilità di rivederla lavorare nella nostra regione?
“Mi sembra molto difficile, ma mai dire mai…”