Chilometri e chilometri di splendida costa, uno straordinario entroterra ricco di tradizione, rinomata cultura enogastronomica, paesaggi mozzafiato e tanto altro, in questo luogo che racchiude un insieme di tesori che il mondo invidia. In questo contesto rientra l'azione del GalBatir, Gruppo di Azione Locale del Basso Tirreno.
E’ il Presidente del GalBatir e del Flag, Antonio Alvaro, a spiegare in cosa si concretizza l'intensa attività mirata al raggiungimento del pieno sviluppo dell’intera area.
Cosa è il Galbatir?
“Il Galbatir è una Società Consortile costituita da tutti i Comuni di un ambito omogeneo dell'area tirrenica. Ai 36 Comuni che ne fanno parte, si aggiungono soggetti privati e associazioni di categoria”.
Di cosa si occupa il Gruppo?
“Il Gal si occupa del settore agricolo, dello sviluppo rurale dell'area, dello sviluppo economico in generale, attraverso la valorizzazione dei punti di forza della nostra terra ed il rinvigorimento dei punti deboli, offrendo a chi vive e opera su questi territori gli strumenti necessari. Si tratta di una governance particolare, investita dalla Comunità Europea tramite bandi che vengono realizzati dalla Regione Calabria e, precisamente, nell'ambito del Piano di Sviluppo Rurale. I Gal partecipano al bando e si interessano di accompagnare territori poveri verso lo sviluppo”.
Quali sono le potenzialità dell'aera rurale?
“L'ambito rurale, sebbene spesso sottovalutato, da noi ha grandi potenzialità che finora non sono emerse. Oggi ne abbiamo preso coscienza ed è per questo che lavoriamo alacremente perché il settore di cui parliamo si trasformi da fardello, a vera e propria risorsa che porti sviluppo ed occupazione”.
Quali sono i settori nei quali opera il GalBatir?

Come possono emergere queste peculiarità e come vengono valorizzate?
“Intanto sappiamo che le risorse ci sono, e questa è la cosa più importante. Dobbiamo utilizzarle! Noi operiamo sensibilizzando le imprese locali e i cittadini attraverso un approccio che si chiama Sviluppo Locale di tipo Partecipativo, il CLLD (Community Led Local Development). Questa la nostra filosofia. Cerchiamo di capire, attraverso una approfondita conoscenza del territorio e di chi lo vive quotidianamente, quali sono i punti deboli di cui parlavo e quali, invece, le eccellenze, intervenendo in modo mirato. E il Gal accompagna le aziende in un percorso di innovazione e acquisizione di consapevolezza. Quando noi riusciamo a far sì che un'impresa capisca che in quel determinato settore deve divenire competitiva, deve innovarsi, deve reggere un mercato, noi pensiamo di aver fatto bene il nostro lavoro. Partiamo dalle imprese, dunque, che fin ora hanno avuto difficoltà a decollare a causa di vari fattori, come la conformazione geomorfologica del territorio, la situazione della viabilità non sempre agevole etc. Accompagniamo quindi le aziende in questa opera di valorizzazione”.
Un esempio?

Questo per quanto riguarda le aree rurali, coprendo sia il settore agricolo sia quello dell’imprenditoria. Per ciò che concerne le coste?
“Per le coste esiste un altro prezioso strumento: il FLAG dello Stretto, che si integra perfettamente con l'azione del Gal e ricomprende 20 comuni costieri che vanno da Melito a Pizzo. Uno strumento che nasce per volere della Commissione Europea in un settore in estrema difficoltà che è quello della pesca. Fishery Local Action Group, l'esteso dell'acronimo che punta i riflettori su questa antica attività. In questo ambito il nostro lavoro si indirizza principalmente verso la diversificazione, offrendo nuove opportunità al pescatore che non dovrà abbandonare la sua professione”.
Quali sono le criticità in questo settore?
“Negli ultimi tempi le norme europee sono state un po’ restrittive per ciò che riguarda la pesca, anche a causa degli stock ittici che stanno per scomparire. Priorità assoluta, quindi, alla salvaguardia di alcune specie. Questa una prima difficoltà di tipo economico per il pescatore. Il Flag mette in campo tutte quelle attività che possono diversificare l'attività lavorativa e cioè attivare diversi meccanismi di lavoro che coinvolgano soprattutto il settore turistico”.
Quali sono questi meccanismi?

Quali sono le difficoltà nel raggiungimento dell'obiettivo?
“Tutto ciò di cui ho parlato è facile da spiegare ma, naturalmente, più complicato da realizzare. Prima difficoltà: modificare una mentalità radicata del pescatore che crede di poter fare solo quello. Purtroppo questa professione rientra tra quelle categorie che rischiano di scomparire perché si tramandano di padre in figlio, e accade spesso che il figlio lo abbandoni perché poco remunerativo. Il Flag da un lato opera sulla valorizzazione della professione, dall'altro crea nuovi sbocchi. In un contesto in cui la richiesta di pescato è superiore all'offerta, un altro strumento è quello dell'acquacoltura”.
Parliamo di buone prassi...
“Per il Flag e il Gal un aspetto fondamentale è quello della cooperazione transnazionale. Questa ci consente di fare scambio di buone prassi con gli altri paesi europei, acquisendo pratiche già sperimentate. Non si tratta di una scelta, di un optional, ma rappresenta una ‘conditio sine qua non’ per ottenere il finanziamento del progetto”.
Vere e proprie sfide insomma, su un territorio estremamente complesso, da realizzarsi attraverso due strumenti distinti ma con le medesime finalità di sviluppo del territorio, delle sue peculiarità, delle sue professionalità, che offrono opportunità in molteplici settori all’indirizzo di una crescita economica che porti nel tempo ad una rinascita delle nostre belle aree.