
Nel 2010 sei stato testimonial dei Mondiali di Calcio per Rtl 102.5. Cosa ti lega così intensamente al mondo del calcio?
“Io sono un buon italiano, cresciuto col calcio, sono un grande sportivo e mi muovo sempre per vedere le partite. Anche se non gioca l’Inter, che è la mia squadra del cuore. Sono un calciatore mancato, ho giocato fino a quindici anni, fino a che ho deciso di mettermi a suonare seriamente. Ho giocato nelle giovanili dell’Inter, poi sono andato all’Atalanta. Poi quando l’Italia ha vinto gli ultimi campionati del mondo mi sono tatuato sul braccio ‘campioni del mondo ’, come se la partita l’avessi giocata io”.
Qualche giorno fa a “Uno mattina Estate” (in onda su Rai1), il critico d’arte Philippe Daverio ha detto : «Reggio Calabria è un posto terribile, come Messina che è un altro posto terribile. Il problema non sono i Bronzi o il Museo, il problema è la città che è una catastrofe». Tu che a Reggio ci sei stato e la conosci, così come tuo padre (Roby Facchinetti) che in questi giorni è in concerto a Reggio con i Pooh, chene pensi della città?

La carenza strutturale legata all’organizzazione dei concerti (dopo la morte di un tecnico dello staff di Laura Pausini il Palazzetto dello sport non ha più riaperto), compromette il sistema concertistico in città e nella regione? Da musicista come ti organizzeresti oggi per organizzare un concerto in Calabria?
Io ho suonato nello stesso Palazzetto di Reggio nel 2004, lo conosco. Ma in generale in Calabria i concerti che ho fatto sono andati bene, sono stato di recente ad Altomonte, Caulonia e Gizzeria e abbiamo fatto rispettivamente 4mila, 2mila e 5 mila persone. Per cui la Calabria è una regione stupenda e bisogna prendersene cura. Ad Altomonte non c’ero mai stato, ed ho trovato davvero molti turisti americani, giapponesi, gente da tutto il mondo per vedere i vostri posti. Ho fatto dei tour con grandi artisti sui palchi calabresi, è vero, ci sono dei problemi da risolvere, ma si può fare e bene.
Cosa pensi dei calabresi?

La tua prima autobiografia è titolata “Quello che non ti aspetti”. Cosa non ci si deve aspettare da Francesco Facchinetti?
E’ un titolo che allargherei a tutti i giovani che vengono definiti erroneamente “bamboccioni”. Quello che non ti aspetti è quello con il quale i giovani riescono a sorprendere, che i giovani degli anni ’80, ma ancora di più quelli del ’90 e del 2000 riescono a dare. Ma, un po’ come succede in Calabria, hanno un po’ tarpate le ali. ‘Quello che non ti aspetti’ vuole fare credere ancora nei sogni, ma grida la voglia di avere almeno una possibilità. Il titolo voleva raccontare un po’ com’è il ragazzo del giorno d’oggi, al quale, a volte, non si dà la possibilità d esprimersi.
“Corri, corri che sei giovane!” ti ha scritto Mike Bongiorno dopo averti regalato un paio di bretelle, e a proposito di giovani che corrono : cosa ti senti di augurare ai giovani calabresi?
A proposito giovani che corrono mi sento di augurare di passare tutto quello che si fa quando si decide di mettersi in viaggio. Per cui ci saranno momenti di gioia, momenti di fatica, di svilimento, di speranza, momenti in cui si litigherà, ma alla fine di tutti i bei viaggi, quando si arriva in cima alla montagna, si vede dalla vetta uno spettacolo incredibile. Auguro questo ai calabresi.
Claudia Tamiro