Personalità versatile, Familiari è esperto di arte figurativa, critica musicale, letteraria e saggistica. Ma soprattutto è noto per la sua attività di regista teatrale, drammaturgo, traduttore e romanziere. Ha esordito come regista a Messina, dove ha diretto il “Teatro Struttura” dal 1973 al 1976, con l’opera “I tessitori” di Hauptmann”, di cui ha curato anche la traduzione e l’adattamento. Ha fondato, nel 1976, il “Festival Internazionale del Teatro” di Taormina, che ha diretto fino al 1980, inserendolo nelle maggiori rassegne europee. Ha scritto numerosi drammi, commedie, monodrammi, atti unici, quasi tutti rappresentati in prestigiosi teatri con grandi registi (Trionfo, Missiroli, Zanussi, Nanni, Maccarinelli, Zucchi, etc.) e grandi interpreti (Andrea Giordana, Corrado Pani, Raf Vallone, Virginio Gazzolo, Manuela Kustermann, Paola Quattrini, Enrico Lo Verso, Flavio Bucci, Mita Medici, etc.). Tra le opere teatrali: “Don Giovanni e il suo servo”, “Herodias e Salome”, “Il Presidente”, “L’altra metà”, “Orfeo Euridice”, “L’odore”, “Agata”, “Amleto in prova”, “In scena”, Ritratto di spalle”. Come non bastasse questo profluvio di interessi, Familiari ha pubblicato tre romanzi, “La regina della notte” (Shakespeare and Company, 1992), “L’odore” (Marsilio, 2006) con cui ha vinto il Premio “Padula” nel 2007 e il premio del “Festival du Premier Roman” dell’Università di Chambery nel 2008, e “Il sole nero” (Marsilio 2007) con cui ha vinto il Premio “Siderno”. Numerose le traduzioni dal tedesco, latino, inglese e francese. Per comprendere il “genio” multiforme dell’avvocato-drammaturgo, è il caso di mettere il naso nel suo cursus honorum: lungo, ampio, ricco.
Familiari si è laureato a vent’anni in giurisprudenza a Messina, dove ha insegnato per alcuni annidiritto del lavoro e legislazione sociale, scrivendo articoli e saggi; nel 1961 inizia la carriera dirigenziale nell’Inps, in seguito è presidente dell’Ipsema e presidente dell’Inpdap fino al 2003. Contemporaneamente, ha assunto ruoli delicati anche in campo culturale: consigliere di amministrazione della Fondazione Inda, vicepresidente del comitato Rai per la Sicilia, consigliere d’amministrazione dell’Ente teatrale italiano e dell’Istituto Dramma italiano. Nel libro di Zina Crocè (laureata in filosofia e in psicologia nelle Università di Messina e Padova, ha perfezionato la sua formazione con docenti della Yale University, Stanford University, Baltimore University; come giornalista ha collaborato a vari quotidiani e periodici; agli inizi degli anni ’80 ha fatto parte del comitato di redazione della rivista milanese “Malvagia” insieme a Carlo Cassola; ha redatto il “Codice di Autoregolamentazione per l’impatto di genere nei media” e ccollabora a “Teatro Contemporaneo e Cinema”, rivista quadrimestrale fondata dal critico Mario Verdone e diretto da Gianfranco Bartalotta, suo il saggio introduttivo al tomo “Donne, Politiche, Istituzioni, Percorsi esperienze, idee” edito da Aracne) sono contenuti saggi che analizzano attentamente e studiano a fondo le componenti delle diverse opere drammaturgiche di Familiari. L’autrice si concentra sulla “modificazione antropologica” determinata dal passaggio dall’homo legens all’homo videns e sulle relative tecniche manipolatorie esercitate da chi detiene il potere mediatico.
