Dal De Profundis all’ Alleluja. Luglio non è affatto mese liturgico, ma il calcio – si sa - è una religione sui generis. Ecco allora che alle soglie della discesa negli inferi del dilettantismo, la Catanzaro calcistica vive gli estremi: prima la gioia nel confronto fratricida con la Vibonese; poi al mattino dopo la doccia gelata degli arresti per il patron Giuseppe Cosentino.
Infine, il 6 luglio, l’apoteosi: l’imprenditore più forte della città (e tra i primi della regione) che dopo lustri di “vorrei ma non posso” rompe gli indugi e si prende il “suo” Catanzaro.
Si perché Floriano Noto ed il Gruppo Az di cui fa parte assieme ai fratelli è stato per anni più volte invocato alle redini del calcio giallorosso. Invece poi, per svariati motivi, il matrimonio non s’è mai fatto. Al massimo un serrato corteggiamento unilaterale da parte di una tifoseria da oltre vent’anni succube delle categorie minori.
Nel giorno del suo compleanno, il 28 giugno (day after del 46° anniversario della prima serie A in Calabria, Catanzaro-Bari 1-0, Mammì sul neutro di Napoli, spareggio del 27 giugno 1971) Floriano Noto matura la storica decisione. La città assapora il gusto di una nuova proprietà, anzi di quella che ha sempre sognato: quadrata, manageriale, indigena e soprattutto facoltosa.
IL CALCIO UNISCE ANTAGONISTI POLITICI
In pochi giorni, grazie a frenetiche consultazioni del sindaco di centrodestra appena rieletto per la quarta volta Sergio Abramo (per la cronaca il gruppo Noto appoggiava il candidato di centrosinistra Ciconte), le forze imprenditoriali di una città spaccata dal voto ed in grave crisi di identità oltreché economica, si ricompatta attorno ai suoi storici colori.
La precedente società, nonostante le buone intenzioni dichiarate, aveva nei fatti provocato una insanabile frattura con tutti, tifosi, imprenditori, politica riuscendo a salvare il posto nei professionisti solo per il rotto della cuffia, e per due campionati consecutivi.
Il nuovo presidente del Catanzaro Calcio, Floriano Noto, non fa proclami di guerra e per questo incassa gli apprezzamenti unanimi oltre che il supporto economico di tutti, dai big – come Colosimo, Guglielmo, Speziali, Mottola d’Amato – a tanti altri che ognuno per la sua parte versa un contributo per la causa.
Con queste floride premesse la nuova società mette all’opera. Non facendo facili promesse populiste, ma seguendo il profilo basso più consono alle tradizioni imprenditoriali dei Noto: programmazione, investimento, lavoro, obiettivi. Tradotto nel linguaggio comprensibile tutto ciò significa un anno di transizione agonistica per poi puntare decisamente verso i campionati più consoni al blasone delle aquile.
Già, perché al contrario di mister Gicos, il nuovo patron del Catanzaro ha vissuto da vicino i tanti ed avvincenti campionati professionistici degli anni ’70 e ‘80 - durati bel oltre i “dieci minuti di A”. E peraltro, avendo la residenza a ridosso del glorioso Militare prima, Comunale poi e infine Ceravolo, la passione giallorossa lo ha “contagiato al punto di seguirne le dirette anche in Lega Pro tramite il canale Sportube”, come da lui stesso affermato.
IL GRANDE PASSO
Ma cosa ha indotto il più ‘Noto’ imprenditore cittadino al grande passo? Lui lo ha spiegato con semplicità. Nel mese di febbraio, nel corso di una intervista (http://www.catanzarotv.it/sport/floriano-noto-catanzaro-calcio-vorrei-non-posso.html) sul cambio di marchio Auchan-Coop in tutti i centri della grande distribuzione calabrese, l’ingegnere rispose anche a qualche domanda sul calcio, affermando di non poter occuparsi della squadra in quanto i tempi ed i ruoli dell’azienda non glielo avrebbero permesso.

A distanza di cinque mesi, il 17 luglio va in scena la prima conferenza stampa della nuova società. Una sorta di convention del calcio con oltre duecento persone che nell’auditorium prestato per l’occasione dalla Figc-Lnd ha visto il neo presidente presentare anzitutto la proprietà: il gruppo Noto con l’80% di azioni, poi Mottola d’Amato, Santacroce e Meddis nella minoranza.
L’ORGANIZZAZIONE SOCIETARIA
Circa sessanta le persone che danno vita al nuovo organigramma piramidale, organizzato sul modello aziendale del gruppo AZ.
Oltre al presidente, la triade dirigenziale prevede la figura del responsabile CGA, Controllo Gestione Amministrativa, ricoperta dall’avv. Francesco Maglione e quella del CGS, Controllo Gestione Sportivadi cui è responsabile il dott. Pietro Doronzo.

Tra le prime difficoltà da superare: la persistente mancanza del settore Distinti (che il sindaco ha promesso di consegnare per l’inizio di campionato), il ruolo del DS Antonello Preiti che ha altri due anni di contratto ma non rientra nei piani tecnici della proprietà, qualche punto di penalità causato dalle more del passaggio di proprietà ed infine il possibile retaggio disciplinare a causa di una intercettazione avvenuta negli uffici dell’ex presidente Giuseppe Cosentino, a proposito di un Catanzaro-Avellino, testa-coda del 2013 accomodata per il pari ma vinta poi dai campani promossi in B.