Vivono a Herkimer (nella foto al centro Maria Cortese e Giuseppe Staglianò) contea dello Stato di New York. Hanno 100 anni ciascuno e 76 di matrimonio. Una coppia da record, emigrata dall’entroterra calabrese. La loro è la storia di una Vivono a Herkimer (nella foto al centro Maria Cortese e Giuseppe Staglianò) contea dello Stato di New York. Hanno 100 anni ciascuno e 76 di matrimonio. Una coppia da record, emigrata dall’entroterra calabrese. La loro è la storia di una coppia emblema di un Sud contadino, silenzioso. Di un universo di valori condivisi e tramandati saldamente per generazioni, di sacrifici affrontati in nome dell’unità familiare.
Emblema di quel Sud che ha varcato l’Oceano in cerca di un futuro migliore. Eppure la loro storia sembra uscita da un romanzo, di quelli che placidamente ti assorbono nella lettura e ti inducono, con il sorriso stampato sul volto, teneramente a sognare.
Eh sì, perché Giuseppe e Maria sono una coppia speciale, qualcuno direbbe da record, se non si togliesse romanticismo al vissuto delle loro esistenze che li ha portati entrambi a compiere i cento anni e che, nel mese di dicembre, li condurrà a varcare il traguardo dei settantasei anni di matrimonio, attorniati dalla gioia e dal calore di un affettuosa e numerosa famiglia.
Vivono a Herkimer, una contea dello Stato di New York, dove si sono stabiliti circa cinquanta anni fa e dove qualche mese fa hanno festeggiato i loro importanti e ambiti compleanni.
Ma la loro storia comincia da molto più lontano, dalla Calabria. Da Chiaravalle Centrale, cittadina delle Preserre catanzaresi. Anno 1912: è il 23 agosto, quando, quarta di sette figli, nasce Maria da Francesco e Giulia Cortese. Dopo qualche settimana, esattamente il 12 settembre, ultimo di sette figli, viene alla luce Giuseppe Staglianò.
Le loro famiglie vivono nello storico e popoloso rione Cona, alle pendici della suggestiva collina sulla quale svetta ormai da cinque secoli il Convento dei Cappuccini. Giuseppe e Maria, sin da giovanissimi vengono educatial lavoro, come richiedono le condizioni del tempo, al senso della famiglia, ad apprezzare ciò che ogni giorno può offrire, ad una quotidianità improntata all’essenziale che insegna a distinguere le cose importanti, allo spirito di condivisione nonostante le ristrettezze e alla preghiera È durante una novena di Natale che gli sguardi dei due s’incrociano. Forse è Giuseppe a notare per prima Maria, che è un amica delle sue sorelle, ma tra loro, da quel momento, sboccia un sentimento. Si sposano nel 1936 e la loro è un’unione felice. Sono venti di guerra, quelli del secondo conflitto mondiale che è prossimo, a sconvolgere la vita dei due giovani, come di tante famiglie in Italia, in Europa e in vari continenti come la storia tristemente riferisce.
Maria, come tante donne del tempo, deve rimboccarsi le maniche più del necessario, per tirare avanti tra impegni domestici, lavori nei campi e famiglia, in attesa di qualche lettera che arriva di tanto in tanto dal fronte, dalla Russia dove si trova Giuseppe, il quale proverà anche l’esperienza della prigionia.
Una ferita di guerra lo riporta prima in Italia e poi a casa. È tempo di ricominciare, sulle esistenze segnate dal dramma del conflitto comincia ad aleggiare un anelito di speranza. È tempo di riprendere la vita di sempre. La famiglia Staglianò si allarga, a Maria e Mario si aggiungono Giulia e Caterina.
Al cuore di Giuseppe, però, continua a bussare un sogno mai sopito, quello di incontrare e conoscere finalmente un suo fratello maggiore partito per l’America prima che lui nascesse. Corre l’anno 1960. Giuseppe ha quasi cinquant’anni, assieme all’unico suo figlio maschio parte per gli Stati Uniti. Qui il suo desiderio lungamente coltivato si concretezza. Ospite, i primi tempi, del fratello Nicola, s’impegna duramente per ricongiungere l’intera famiglia, portando avanti anche due lavori assieme. È il 1962 l’altro sogno di Giuseppe ha coronamento con l’acquisto di una casa. La moglie e le ultime due figlie possono raggiungerlo. La prima nel frattempo si è sposata e negli Stati Uniti con il marito ci arriverà dopo.
Giuseppe e Maria oggi, oltre ai quattro figli, hanno ventuno nipoti e ventitré pronipoti, che hanno saputo farsi onore nelle professioni. I semi hanno germogliato. L’impegno di Giuseppe sul lavoro ha avuto particolare apprezzamento e anche oggi si mantiene in attività, coltivando il suo orto, producendo le primizie che Maria trasforma in prelibati piatti come sua abitudine, non facendo mai mancare sulla tavola i sapori della terra di origine. I legami si esprimono anche attraverso la gastronomia e la convivialità e grazie a nonna Maria non mancano neanche le zeppole che a Natale, con tutta la famiglia riunita, fanno respirare l’atmosfera festosa della Calabria lontana.
Così come la domenica, in occasione della quale prepara i dolci con i quali accoglie figli e nipoti al ritorno della messa che ora segue in tv grazie alle trasmissione italiane, poiché si rifiuta di parlare l’inglese. L’appuntamento domenicale è importante nella famiglia Staglianò, poiché la fede è un altro dei valori che Maria e Giuseppe hanno portato avanti con sincera e profonda convinzione. L’istinto materno, il carattere premuroso e vivace di nonna Maria l’hanno portata nel tempo ad occuparsi, oltre che della casa, dell’educazione dei nipoti e pronipoti, mentre i rispettivi genitori lavoravano, e ancora adesso a tenersi costantemente in contatto con nipoti e parenti lontani, per informarsi e dispensare qualche buon consiglio sul lavoro nei campi.
Un attaccamento alla famiglia, agli affetti quello di Giuseppe e Maria che forse ha fatto da elisir di lunga vita. Maria e Giuseppe sono l’eccezionale esempio di come anche la vita della gente comune possa dare spazio a storie straordinarie, di come non sia mai troppo tardi per mettersi in gioco. Senza arrendersi, anche nei momenti difficili, quando appaiono più bui di quanto avremmo mai potuto immaginare, perché la vita è fatta di stagioni. E può anche stupirci con i suoi straripanti colori.
Aldilà dell’Oceano, un secolo a testa e insieme da 76 anni
