La moda italiana rappresenta un emblema di stile ed eleganza, che insieme all’arte, alla storia, alla cultura del cibo e del vino, contribuisce a definire l’identità e il patrimonio dell’Italia.
Il Made in Italy è diventato sempre più spesso segno di qualità, buon gusto e autenticità e la moda italiana ne costituisce una parte importante sia per quanto riguarda l’abbigliamento che per gli accessori. Oggi nel mondo, si sta ritagliando un posto – anche se per adesso molto piccolo – il made in Calabria e più specificatamente in Cosenza.
È nella città Bruzia, infatti, che si realizzano abiti sartoriali per sceicchi e ambasciatori. Da corso Telesio, strada stretta che si inerpica fino a piazza XIV Marzo, tagliando in due il cuore pulsante della città vecchia e decadente, ma affascinante e misteriosa come solo il centro storico di Cosenza sa essere, partono per luoghi lontani abiti su misura, rigorosamente realizzati a mano.
All’interno del Palazzo dei Sarti ci sono maestri della sartoria calabrese che realizzano capi dal valore unico. Dalla scelta del tessuto all’attenzione per il singolo punto, fino alla realizzazione di ogni parte che compone e si trasforma – in ultimo – in un abito esclusivo. È una catena che nulla ha a che fare con la modernità e l’industrializzazione, ma evidenzia solo la minuziosa e accurata attenzione riservata ad ogni passaggio: scrupoloso, lento, accurato, che fa la differenza tra la moda e la sartoria.
L'idea progettuale è del giovane imprenditore Riccardo Magarò che, a soli 22 anni, dopo aver lavorato in Marocco per principi sauditi e attori cinematografici, ha deciso di tornare nella sua città.
«Questo business funziona – racconta Riccardo – ed è vincente, lo dimostra che sono riuscito a fare tutto questo utilizzando solo le mie forze. Ho solo compreso e toccato con mano che le persone amano l’alta sartoria italiana. Noi non vendiamo moda, vestiamo uomini che ricercano la qualità, l’accuratezza e l’unicità».
Il termine inglese per “sartoriale”, bespoke, deriva dal verbo bespeak che significa “ordinare di fare”. Si tratta di un termine che deriva dalla sartoria inglese dell’Ottocento con base a Londra nella famosa via di Savile Row, e nasce in un ambito esclusivamente artigianale. Scegliere un abito sartoriale significa poter personalizzare caratteristiche e dettagli partendo innanzitutto dal tessuto, passando per tasche, bottoni, ricamo interno e molti altri particolari che rendono l’abito realmente personalizzato. Dall’Inghilterra a Napoli, dove nel 1930 nasce la storia dell’antica sartoria napoletana, quando Vincenzo Attolini prova a dare nuova vita ai classici completi da uomo, rendendoli più leggeri ma allo stesso tempo anche meno ingessati. Da allora la manifattura partenopea diventa celebre, fino a fare dello stile italiano un must nel mondo.
La storia della sartoria italiana e quella di Riccardo Magarò si incrociano in Marocco, dove si reca per lavorare. Venendo a contatto con persone facoltose, il giovane cosentino comprende che lo stile italiano possiede un fascino inesauribile e decide di fare del suo essere italiano il proprio punto di forza. Un’intuizione che si trasforma presto in affari: Riccardo decide di far realizzare alcuni abiti sartoriali da esporre nelle hall degli alberghi lussuosi di Marrakech. Pezzi unici esposti in luoghi di passaggio che non rimangono indifferenti all’occhio attento e curioso di sceicchi e personaggi politici.
L'esperienza acquisita all'estero da Riccardo, a Cosenza si è convertita nella realizzazione di una scuola di formazione per ragazzi cosentini desiderosi di apprendere l'arte del taglio e cucito. Per fare questo, in un palazzo su corso Telesio, a metà strada tra quella che un tempo era nota come la piazza delle Uova e la piazza dei Pesci, il ventiduenne ha avviato un laboratorio sartoriale, una vera e propria scuola, diretta dallo storico sarto Franco Servidio, forbice d'oro e membro riconosciuto dell'Accademia Internazionale dei Sartori, l'antica Università fondata, nel 1575, da Papa Gregorio III.
La nascita dell’azienda nella città Bruzia – nelle intenzioni di Riccardo Magarò – va nella direzione di perpetuare quella grande tradizione sartoriale e degli antichi mestieri che il centro storico cosentino ha sempre esibito con orgoglio e che vuole recuperare e riportare in auge, dando un'opportunità concreta ai giovani calabresi. Un luogo fisico dove apprendere il mestiere e renderlo immediatamente produttivo.
Riccardo ha tutta la vita davanti e le idee ben chiare sul futuro. «L’obiettivo è semplice: ci prendiamo il mondo con la sartoria calabrese. Non sono un visionario – spiega Riccardo – semplicemente ho potuto constatare quanto vale ciò che realizziamo. Sono abiti unici per i quali un imprenditore o uno sceicco non bada al prezzo, ma esclusivamente alla qualità del tessuto e alla perfezione del confezionamento a mano. Il mio obiettivo è realizzare pochi pezzi per un mercato assolutamente esclusivo che aumenta il prestigio del capo e del nostro lavoro. Non è utopistico è già così, è quello che facciamo da qui, da Cosenza, dalla mia città».