Dall’infanzia in Calabria ai successi internazionali dell’azienda della “Medusa”con il fratello Gianni, fino all’impegno umanitario in tutto il mondo. Grazie a “Operation Smile”migliaia di bimbi affetti da labiopalatoschisi sono tornati a sorridere.
Migliaia di famiglie hanno trovato la serenità grazie ad un intervento in grado di liberare dal dolore e dall’emarginazione.
Reggino, classe ’44, Santo Versace si laurea in Economia all’Università di Messina. Contribuiscono alla sua formazione professionale esperienze di lavoro diverse. Prima la banca, poi l’insegnamento di geografia economica alle superiori. Nel 1972 apre a Reggio Calabria il suo studio di commercialista. Santo segue dall’inizio l’attività del fratello Gianni, a Milano. Vi si trasferisce definitivamente nel 1976, quando quello che diventerà uno dei principali stilisti del Novecento sta cominciando la sua sfolgorante carriera. Santo intuisce che è il momento di creare un’azienda con il nome di Gianni. E con lui, due anni, dopo fonda la “Gianni Versace Spa”.
Da lì la parabola ascendente della maison: si passa dalla sartoria della madre a Reggio Calabria ai red carpet degli Oscar a Los Angeles.
Poi la tragica morte di Gianni, il 15 luglio del 1997 a Miami Beach.
Santo e sua sorella Donatella prendono le redini dell’azienda e continuano brillantemente l’opera di quel genio creativo che ha vestito finanche Lady D. Oggi sono presidente e vicepresidente di una maison che ha portato il Made in Italy in giro per il mondo, che ha vestito e veste i divi di tutto il pianeta, che tiene alto il nome non solo della Calabria, ma dell’Italia intera.
Ma l’impegno di Santo Versace va oltre la casa di moda della Medusa. E’ un ambasciatore anche di solidarietà. Da gennaio 2007 è presidente dell’organizzazione medica umanitaria “Fondazione Operation Smile Italia Onlus”. Un impegno che procede in maniera parallela a quello della “Gianni Versace Spa”. Dalla moda alla solidarietà per “contribuire concretamente a migliorare la vita dei bambini e quella delle loro famiglie. Con un intervento di circa 45 minuti i bambini che nascono con malformazioni al volto possono rinascere, sorridere e vivere una vita normale come i loro coetanei”.
Operation Smile, fondata nel 1982, è un’organizzazione medica umanitaria che riunisce una rete mondiale di migliaia di volontari provenienti da oltre 80 Paesi per aiutare a migliorare la vita e la salute di bambini di oltre 60 Paesi del mondo. Come entra in contatto con Operation Smile e qual è il passo successivo per la nascita del progetto in Italia?
La Fondazione Operation Smile Italia Onlus opera sul territorio italiano dal 2000, io l’ho conosciuta nel 2007 grazie a mia moglie Francesca De Stefano. Ho sposato la causa di Operation Smile con il desiderio di contribuire concretamente a migliorare la vita dei bambini affetti da labiopalatoschisi e quella delle loro famiglie. Con un intervento di circa 45 minuti i bambini che nascono con malformazioni al volto possono rinascere, sorridere e vivere una vita normale come i loro coetanei.
Dalla moda all’impegno sociale: cosa l’ha spinto ad avvicinarsi al mondo della solidarietà e nello specifico al mondo dei bambini affetti da malformazioni al volto?
Sul sito internet di “Operation Smile” è disponibile una galleria di immagini di bimbi prima e dopo gli interventi e una serie di racconti particolarmente toccante. Ci può raccontare una storia o un particolare a cui ha assistito che l’ha colpita di più?
Quando ho partecipato alla missione ad Addis Abeba in Etiopia tra le tante famiglie in attesa dell’intervento ne ho conosciuta una la cui storia mi ha colpito profondamente. Era il terzo anno consecutivo che i genitori portavano il figlio per essere operato, ma i due anni precedenti il bambino non aveva le condizioni di salute adeguate per sostenere l’intervento chirurgico. Quell’anno, invece, il pediatra lo aveva dichiarato idoneo all’intervento e la famiglia era molto felice. Un membro dello staff americano però mi disse che la famiglia tornava a casa con il bambino operato, ma in una situazione di estrema difficoltà economica, in quanto aveva venduto tutti i suoi beni, ossia 10 mucche, per pagare il viaggio fino a Addis Abeba per consentire al figlio di essere operato. Insieme ad un piccolo gruppo di persone abbiamo allora raccolto l’equivalente in denaro per consentirgli di ricomprare le mucche e glielo abbiamo donato. Non dimenticherò mai il suo volto.
Veniamo ai numeri. Quanti bimbi e sono stati curati fino ad oggi? Quanti interventi chirurgici vengono effettuati ogni anno? Quanti centri di cura ci sono in giro il mondo?
A livello internazionale si stima che l’Organizzazione dal 1982 abbia effettuato oltre 270.000 interventi chirurgici. Nel 2017, in tutto il mondo, oltre 21.000 pazienti hanno ricevuto cure mediche che hanno permesso loro di migliorare la qualità di vita, mentre le prestazioni sanitarie specialistiche somministrate sono state più di 415.000. I Centri di Cura di Operation Smile sono 31 in 20 Paesi e svolgono la loro attività in maniera permanente. I nostri pazienti possono trovare in un solo luogo tutti gli specialisti necessari ed indispensabili per un approccio multidisciplinare alla cura della patologia: ortodontisti, logopedisti, chirurghi, odontoiatri e psicologi.
Come è strutturata nello specifico “Operation Smile” e da dove provengono le risorse finanziarie, che devono essere ingenti, affinché tutto quello che è stato creato sia sostenibile?
La Fondazione “Operation Smile Italia Onlus” è attiva in Italia dal 2000. Allo stato attuale, sul territorio è presente la “Smile House Milano”. A Cagliari si punta alla realizzazione di un altro centro di eccellenza, in alcune città italiane è stato anche messo in campo il programma “Face to Face”. L’obiettivo sembra essere quello di creare un rete fisica sempre più vicina alla gente. Ci sono altri progetti e attività a cui puntate nel prossimo futuro e che obiettivi avete in Italia, nello specifico in Calabria?
Il 15 dicembre scorso abbiamo avviato l’attività chirurgica della Smile House a Roma, presso l’Ospedale San Filippo Neri, con la firma del Protocollo d’Intesa tra Fondazione, Regione Lazio e ASL Roma, che diventerà un centro di riferimento per tutti i pazienti nati con malformazioni al volto che risiedono nel Centro – Sud Italia e per le loro famiglie.
L’obiettivo di “Operation Smile” è anche abbattere le barriere che impediscono ai bimbi l’accesso ad una chirurgia sicura e gratuita. Questo scopo viene raggiunto anche grazie agli accordi con i governi dei Paesi in cui operate
Operation Smile stringe accordi con i Ministeri della Salute dei Paesi in cui vuole lavorare. Senza il consenso delle autorità locali non è possibile operare in un Paese straniero. Una delle principali attività dell’Organizzazione si focalizza proprio sullo sviluppo dell’autosufficienza medica a livello locale, attraverso la formazione del personale sanitario.
In una società frenetica e materialista come quella di oggi, fondata sull’individualismo e sull’indifferenza nei confronti dell’altro è importante ed encomiabile riscoprire la cultura della solidarietà, del dare…
Ho avuto due genitori straordinari che nella loro vita hanno sempre pensato ad aiutare il prossimo, come parte integrante della loro cultura e del loro DNA, e sono stati l’esempio di cosa significa aiutare quotidianamente chi ha bisogno. L’attenzione alle persone e il dovere morale verso chi è meno fortunato sono sempre stati a me congeniali.
Ad oggi la causa esatta della labiopalatoschisi resta ancora sconosciuta ed “Operation Smile” sta cercando di trovare una risposta. A che punto è la ricerca?
Una causa esatta per le labiopalatoschisi non esiste, vi sono una serie di fattori che espongono ad un rischio maggiore, tra cui: fattori ambientali, l’utilizzo di alcuni farmaci in gravidanza e l’esposizione a radiazioni, che valgono per tutti i quadri malformativi. In una percentuale minore di casi, agisce anche una componente di ereditarietà su base familiare, di cui però ancora si conosce molto poco. La ricerca sta facendo grandi sforzi, ma purtroppo siamo ancora lontani da poter dare delle risposte.