Un’aria tra le più pulite d’Europa che profuma di caffè. Siamo a Cerva, sulle montagne della Presila catanzarese, e l’aroma che ogni mattina, puntuale come un orologio svizzero, dà il buongiorno a chi vive a 800 metri d’altitudine è quello della Montano caffè.
Qui la tazzina più amata dagli italiani è a chilometro zero. Ad arrivare da fuori sono soltanto i chicchi verdi, ogni altro processo intermedio che serve a portare il caffè nella tazzina inizia e finisce nello stabilimento di via Stadio. Tra innovazione e tradizione è un rito quotidiano che si ripete ormai da 35 anni, da quando Carmine Mazzei decise che i tempi erano ormai maturi per tirare fuori dal cassetto il suo sogno più grande e farne una splendida realtà. Con la testardaggine tipica degli uomini di montagna si è lasciato guidare dal suo istinto, ha rischiato e ha vinto. Lui è un emigrato di ritorno. Era giovanissimo quando lasciò Cerva per andare a cercare lavoro in Piemonte. Con lui la moglie, ma Carmine a Torino non ha trovato soltanto la stabilità economica che nel suo paesino gli scivolava tra le dita: ha incontrato la sua grande passione. Lavorava come tecnico dei distributori. Fu così che giorno dopo giorno, armeggiando su quei bisonti magici che offrono ristoro in ospedale, in stazione o sul posto di lavoro, cominciò a sognare una torrefazione tutta sua. Non a Torino però. Quel profumo che dà la carica voleva portarlo tra le sue montagne. Quella piemontese era soltanto una parentesi, il suo sogno doveva vivere nella sua terra.
Da qui la scelta di tornare per buttarsi anima e corpo in quella che oggi definisce «un’avventura». E quando ne parla sembra non crederci ancora, gli occhi sono ancora quelli sognanti di chi immagina il suo futuro tra le cose che ama. Sognanti sì, ma anche fieri e orgogliosi perché, nonostante la sua passione per il caffè non si lasci scalfire dal tempo, gli anni passano anche per lui e gli ultimi 35 dicono una sola cosa: Carmine Mazzei è riuscito a costruire il futuro che voleva. È partito da una torrefazione artigianale, poi negli anni ’90 è arrivata la svolta con uno stabilimento tutto nuovo e l’apertura al mercato estero nonché la scelta di abbracciare la strada del porzionato. Da allora ne è passata acqua sotto i ponti, ma il pioniere del caffè presilano non ha mai tradito le sue radici, non ha mai dimenticato le ragioni di quel ritorno in Calabria. Lo fece per lui, per la sua terra e per la sua famiglia e oggi sa che la sua creatura continuerà a fare la storia di Cerva e del Mezzogiorno. Sì, perché oggi quel microcosmo dagli aromi intensi è anche il mondo dei figli. Antonella, Federica e Salvatore portano avanti la Montano caffè con lo stesso amore del padre. Carmine li guida ancora, ma sa che che la sua creatura è al sicuro. Tutti insieme guardano al futuro e l’anno prossimo potrebbe essere quello dell’ampliamento. I lavori sono già in corso perché se i sogni non hanno confini loro non hanno più spazio. Sacchi, pedane, macchinari d’ogni sorta e tante idee premono per l’espansione della Montano caffè e la famiglia Mazzei non fa nulla per ostacolare il destino. Sanno di non avere santi in paradiso, di poter contare soltanto sulla loro caparbietà e sul sostegno bancario, ma sanno soprattutto di poter vincere ancora. Ce l’hanno fatta già una volta, quando non li conosceva nessuno, e non si arrenderanno di certo ora che le loro miscele, le loro cialde e le loro capsule sfidano la viabilità carente di un posto da cartolina e arrivano in tutt’Italia, ma anche in Francia, Svezia, Germania e Stati Uniti. Con il monoporzionato e i solubili, fanno anche il tè e il cioccolato, hanno attraversato l’oceano. Della storia di quei chicchi nati in Etiopia che fanno impazzire il mondo ormai sanno tutto, ma la voglia di scoprirne ogni segreto li fa ancora girare in lungo e in largo. Brasile, Vietnam: loro sono ovunque campeggino piantagioni di caffè. Poi a Cerva miscelano, sperimentano e si rinnovano sapendo di essere l’unica realtà di questo tipo da Fossato Serralta a Petilia Policastro. Sedici in tutto gli addetti che ogni mattina si svegliano e varcano il cancello dietro al quale la favola del caffè Montano, di nome e di fatto, continua ad arricchirsi di tasselli e dettagli nella consapevolezza che saranno ancora molti gli anni da vivere felici e contenti. Non è una favola, le difficoltà non mancano e Antonella, la primogenita scelta da Carmine per il ruolo di amministratore delegato, non si fa problemi a dire: «La sera non dormiamo su sette cuscini». Incontri e scartoffie scandiscono le sue giornate, le ferie non sa più neanche cosa siano, ma sa di vivere nel regno del profumo e questo le basta per sentirsi una principessa dei tempi moderni. È lei che accoglie gli ospiti con il sorriso sempre pronto e due occhi luminosi e grandi che parlano da soli. L’umiltà è il tratto distintivo di una famiglia schiva che, pur sapendo di aver fatto qualcosa di grande, lavora ogni giorno per non perdere il contatto con la realtà di un Sud pieno di problemi. Sulle loro spalle c’è il futuro di tante famiglie cervesi che grazie a quei chicchi venuti da lontano vivono e crescono. Le miscele scandiscono i progressi di un’azienda nata dal nulla. L’ultima arrivata è la Trentacinque che rende unico un compleanno importante. Ma ce n’è davvero per tutti i gusti nella consapevolezza che «per fare un buon caffè ci voglia dedizione, costanza, attenzione nei processi produttivi, curiosità verso l’innovazione». Sullo sfondo un motto: “Esperienza e passione proiettate nel futuro”. L’obiettivo d’altronde è netto: offrire qualità certificata a tutti, dai cultori del caffè agli amanti del decaffeinato.