La Gerusalemme, del sud dell’Italia. Gerace, città delle Cento Chiese: una storia lunga tre millenni.
Meta preferita di viaggiatori, letterati, artisti, Italiani, e stranieri. Gustavo VI di Svezia, tra i suoi visitatori più illustri, ammirava portali e navate, delle chiese geracesi. Giungeva d’improvviso, il re archeologo, talvolta di notte, per sfuggire ai protocolli ed alla curiosità della gente, e per assaporare la libertà - impagabile - di girare per i vicoli del borgo, come un anonimo turista. Ammirava i tesori di Gerace, e poi a Locri, sempre di notte, nel parco archeologico, con le luci dei fari delle automobili del seguito che illuminavano le meraviglie della città di Zaleuco.
Firenze del Sud, Assisi della Calabria, San Gimignano del Meridione. Quanti accostamenti, per rendere meglio le magnificenze di Gerace. Adesso un suo figlio “emigrato” la racconta: Francesco Maria Spanò, giurista, direttore delle risorse umane dell’Università Luiss Guido Carli di Roma. Ha scritto e curato il libro “Gerace, citta Magno-Greca delle Cento Chiese”, Gangemi editore. Un viaggio nelle sorprese, dice l’autore. Non solo nelle tracce visibili delle case e delle chiese del borgo che custodisce opere d’arte di ogni epoca, ma anche viaggio in una vitalità umana, sociale e culturale inattesa, che Spanò presenta recuperando memorie e testimonianze scritte, e altre immortalate in decine di immagini, in bianco e nero: statue di santi, palazzi, giardini, portali, volti di personaggi illustri, di popolane, contadini, feste, fiere, mercati, scorci di panorama, riti religiosi, manifestazioni sportive. E’ una galleria di arte e umanità che Spanò illustra, coinvolgendo diversi geracesi, alcuni dei quali divenuti figure culturali di spicco, spesso lontano da Gerace, come lo stesso autore d’altronde. Le foto, alcune tirate fuori dai cassetti di casa, raccontano la storia quotidiana di Gerace: “Piccoli e grandi personaggi si incrociano, con naturalezza e armonia”, dice Enzo Romeo, vaticanista del Tg2, nativo della vicina Siderno, nel suo contributo al volume. L’operaio, l’impiegato, il bottegaio, il professionista di paese, sono protagonisti della storia di Gerace, narrata con parole e immagini da Spanò, e si amalgamano ai “famosi” che sono approdati nella piccola città santa: il glottologo tedesco Gerhard Rohlfs, il premio Nobel Renato Dulbecco, il già citato re Gustavo di Svezia.
E’ un piccolo “mondo antico” smarrito che Spanò recupera, con uno scavo nelle memorie altrui, come nell’intervista Rai a don Massimo Alvaro, il prete fratello dello scrittore Corrado, che gli fa venire in mente la preparazione del presepe, nelle case del paese. Il rito cominciava con la raccolta in montagna del muschio più verde, del sughero, del pungitopo, della sabbia ricavata dalla roccia arenaria di Gerace, con la disposizione delle luci, della carta stellata, e infine con lo scarto, dalle scatole in cui erano custoditi, dei pastori in creta, opera di artigiani geracesi, eredi di un’arte vasaia tramandata dai greci.
Le fotografie del volume colgono aspetti della “vicenda di un’intera comunità”, spiega nella prefazione al volume Lorenzo Infantino, economista e filosofo, professore alla Luiss, originario di Gioia Tauro: “Questo libro, può, alla maniera di Marcel Proust, considerarsi una ricerca del tempo perduto? La risposta la lasciamo a ciascuno di noi lettori, ma possiamo dire che il passato è una stagione della vita ormai chiusa – dice Infantino –, ma le passioni, gli interessi e i drammi non si sono estinti. Sono stati il tema esistenziale delle generazioni che ci hanno preceduto e continuano ad essere il l’oggetto delle nostre sfide e delle nostre scelte”.
“Gerace città magnogreca dello cento chiese” non è solo un viaggio nel passato, ma una ricerca di tracce per beneficiare di una carica energetica, spiega Spanò, che renda possibile la riappropriazione delle proprie origini e del senso di appartenenza alla propria comunità.