Giovedì, 25 Aprile 2024

Le aree protette aiutano lo sviluppo e creano ricchezza. Intervista al presidente del Parco del Pollino Domenico Pappaterra

“Lo sviluppo sostenibile è una scelta obbligata. Non possiamo ipotecare il benessere delle future generazioni”. E’ quanto afferma Domenico Pappaterra,  presidente dele Parco nazionale del Pollino dall'agosto 2007, dopo esserne stato il commissario straordinario per tre mesi. Già sindaco di “Lo sviluppo sostenibile è una scelta obbligata. Non possiamo ipotecare il benessere delle future generazioni”. E’ quanto afferma Domenico Pappaterra,  presidente dele Parco nazionale del Pollino dall'agosto 2007, dopo esserne stato il commissario straordinario per tre mesi. Già sindaco di Mormanno, dal 1983 al 1990 e dal 1992 al 1995, è stato deputato nella XIV legislatura (2001-2006).parco-del-pollino-tra-roccia-e-acquaIn quegli stessi anni ha è stato vice Presidente della Comunità Montana del Pollino. Dal 1995 al 2001 Pappaterra è stato consigliere regionale della Calabria, Presidente della II Commissione Sviluppo Economico e nel 1999 ha ricoperto la carica di assessore regionale all'Ambiente. E’ recentemente intervenuto al convegno organizzato dall'Associazione ex Consiglieri regionali della Calabria sul sistema delle Aree protette,

Il Parco del Pollino è caratterizzato da un ambito fisico-estensivo che ricade su due regioni, Calabria e Basilicata. In che misura questo aspetto comporta dei benefici in termini di pluralità territoriale e quindi culturale?

"Il vantaggio di essere a ‘cavallo’ fra due regioni è quello di godere di un territorio che presenta benefici in termini di pluralità territoriale ed anche culturale. Di fatto, il mio compito di Presidente del Parco è sempre accompagnato da un continuo confronto con tutti gli attori del territorio,  essendo il Pollino uno dei Parchi più estesi e più antropizzati d’Europa, che ricomprende ben 56 comuni distribuiti in 3 province e 2 regioni. E' evidente che solo attraverso il continuo confronto si superano i ‘recinti amministrativi’ che, è innegabile, esistono.

Domenico Pappaterra è Presidente dell'Ente Parco Nazionale del Pollino Domenico Pappaterra è Presidente dell'Ente Parco Nazionale del Pollino


Basti pensare alle due programmazioni regionali, oppure all'armonizzazione del Piano per il Parco con le normative regionali che in molte materie spesso sono differenti, o alle scelte che  devono essere condivise con entrambe le Regioni. Solo attraverso un importante lavoro di condivisione dei problemi, si superano le differenze tra i due ambiti amministrativi. Se così non fosse, si tratterebbe di amministrare un territorio vasto con, visioni diverse. Ciò evidentemente non è possibile e non deve succedere".

Lei ha pubblicamente dichiarato che il ‘clima’, rispetto al tema della gestione degli Enti che amministrano le Aree protette, è radicalmente cambiato, migliorato; anche grazie ad una “governance” capace di valorizzare le identità tradizionali e paesaggistiche di cui i Parchi godono, attraverso una sana e lungimirante gestione delle risorse economiche. Da cosa è stato caratterizzato questo percorso virtuoso?

"La governance delle aree protette ha avuto un'importante slancio negli ultimi anni, soprattutto grazie al dialogo continuo tra gli Enti gestori e le popolazioni, su tutte le questioni più importanti. Il fatto che i cittadini dei parchi riconoscano nei parchi  una risorsa è una tendenza che nel Pollino è già in atto da diversi anni. Ciò è avvenuto grazie ad un intesa con le amministrazioni e con la Comunità del Parco. Si pensi che, al fine della definizione degli aspetti più problematici del Piano per il Parco, l'Ente ha incontrato tutti i rappresentanti delle 56 amministrazioni comunali, così come nella definizione di altri piani e programmi: il piano per il contenimento della fauna selvatica, l'Accordo Quadro sul Pollino, il piano antincendio, i progetti di valorizzazione dell'agroalimentare, la CETS.pollino Negli ultimi anni si è sempre più affermata la convinzione che la valorizzazione delle identità tradizionali e paesaggistiche deve passare attraverso la salvaguardia del nostro habitat.  Lo sviluppo sostenibile è una scelta obbligata. I danni causati da modelli di crescita che trascurino l'impatto ambientale sono spesso irreparabili. Sappiamo ormai che le variazioni del clima non sono indipendenti dalle attività umane. Non possiamo ipotecare il benessere delle future generazioni. Abbiamo i mezzi per intervenire, per conciliare le esigenze della crescita economica e demografica con la tutela dell'ambiente: su questi problemi si deve operare insieme. Così come nei Parchi si cerca di fare da sempre. In un Paese, qual è l'Italia, che è forse il più ricco al mondo di beni artistici, culturali, ambientali, bisogna affermare  la consapevolezza che questi beni hanno un valore non solo spirituale ma anche economico. Essi sono risorse importanti per lo sviluppo e per la crescita del benessere, a condizione di saperli proteggere e di saperli usare con intelligenza e senso della misura".

 Il Parco del Pollino costituisce un volano di attrazione turistica. Natura ed ecosostenibilità, binomio perfetto per una comunità che punta alla “green economy”. Può, attraverso una strategia di investimenti e di potenziamento degli stakeholders del territorio, diventare una leva per lo sviluppo di due regioni martoriate economicamente?

"Si è così. I Parchi nazionali italiani stanno spingendo la crescita della ricchezza anche del Mezzogiorno, seppure con una maggiore lentezza rispetto al resto del Paese. Esiste un ‘effetto parco’, ossia una maggior capacità di creazione di ricchezza e benessere da parte delle imprese localizzate nelle aree soggette a tutela ambientale.
Non a caso, i dati sono tratti da un rapporto sui parchi portato avanti dal Ministro dell'Ambiente ed Unioncamere nel 2014, tra il 2011 e il 2013, il valore aggiunto prodotto all’interno dei Parchi nazionali è diminuito ‘solo’ dello 0,6%, mentre nel resto dell’Italia la variazione negativa è stata tre volte superiore (-1,8%). pollino3Questa capacità, tipica di molti territori ‘verdi’, è frutto di un mix di crescita economica, sostenibilità ambientale, produzioni di qualità, rispetto dei saperi e del benessere dei territori. Un modello di sviluppo nuovo che sembra esercitare un discreto appeal sui giovani e sulle donne, i quali, in misura relativamente maggiore che nel resto del Paese, hanno scelto proprio le aree protette come sede della propria impresa. Analizzando i territori dei parchi in generale negli ultimi anni, sembra che anche il fenomeno dello spopolamento  si stia arrestando: nel 2012 rispetto al 2011, infatti, si è assistito ad una leggera crescita della popolazione, sulla quale può aver inciso un ‘processo di ritorno’ dei giovani. Infatti, la popolazione di meno di 30 anni è percentualmente maggiore nei parchi nazionali (31,2%) rispetto alla media italiana (29,4%), con punte del 38% in alcune aree del meridione, come il Vesuvio, l’Aspromonte e il Gargano. Complessivamente, si tratta di una realtà di enorme valore per il nostro Paese, sia sotto il profilo ambientale, sia per quanto riguarda la storia, la cultura e le tradizioni. Piccole di dimensioni (solo 2,3 gli addetti a fronte di una media di 3,7), queste imprese si contraddistinguono per una maggior presenza di giovani (13,1% le imprese giovanili dei parchi contro l’11,1% della media Italia), e di donne (26,8% le attività a guida femminile nelle aree protette contro il 23,6% registrato a livello italiano). Ridotto, invece, il numero delle imprese straniere (3.533), che rappresentano solo il 5,2% del totale a fronte del dato medio del 7,8%. Fare impresa nella natura, quindi, conviene, ma se questo è certo  al Centro-Nord, nel Mezzogiorno si registrano ancora dei ritardi".

Di recente il Parco del Pollino ha aderito alla Carta Europea del turismo sostenibile. Una scelta precisa: mirare allo sviluppo del territorio e al rafforzamento dell’economia locale senza sacrificare il patrimonio naturale e culturale. Cosa comporta,nello specifico, questo passaggio rilevante per i 56 comuni del Parco?

pollino2"L'adesione del Parco alla CETS ha fatto si, che attraverso i forum territoriali, venisse stilata congiuntamente, una strategia quinquennale ed un piano d'azione composto da oltre sessanta azioni che, in buona parte, vedono coinvolto l'Ente Parco, ma anche le amministrazioni locali e soprattutto gli operatori economici del territorio. E' evidente che il Piano d'azione non è il Vangelo e che nel corso del quinquennio si procederà a degli aggiustamenti ed a delle modifiche dettate da una sorta di monitoraggio continuoo se vogliamo di un controllo in retroazione che è la capacità di un sistema dinamico di tenere conto dei risultati del sistema per modificare le caratteristiche del sistema stesso. Negli ultimi anni il Parco Nazionale del Pollino ha ottenuto anche l’inserimento nella Rete mondiale dei Geoparchi e al conseguente riconoscimento come patrimonio Unesco. Il Parco del  Pollino ha così acquisito una forte dimensione internazionale, che, ci auguriamo, si trasformerà in economia reale per l’intero territorio. Entrambi i progetti citati ed i relativi riconoscimenti, hanno come presupposto fondamentale la sinergia tra Enti, Istituzioni, cittadini. Basti pensare che la Carta Europea richiede l'esistenza di un forum permanente per il confronto tra l'Ente ed i vari stakeholder. L'auspicio è che, di tutti questi strumenti il territorio, ne sappia fare tesoro e partecipi attivamente così come è stato fatto in occasione delle candidature e dell'ottenimento dei riconoscimenti."